Quattrocentoventisette. Non è il mio pin del telefono, ma le miglia che separano Genova e Palermo in una tratta nautica che sa di epico, per le ore e i momenti di contorno a cui tutti i viaggiatori sono obbligatoriamente vincolati a vivere.
In queste venti ore di viaggio verso terre sconosciute, la maggior parte dei turisti e dei viaggiatori italiani si lascia andare al tedio, alla ricerca di un qualcosa che possa far passare velocemente i minuti e raggiungere, sani e salvi, la destinazione.
Tra chi sceglie di abbronzarsi, e chi di schiacciare un pisolino, c'è anche qualcuno che tenta di rendere giustizia a queste ore lunghe e noiose, facendo arte, quello che gli è sempre riuscito meglio.
Ed è qui che Ruggero Lambo, fotografo ed artista, prende in mano la sua macchina fotografica, con l'intento di tracciare un percorso visivo all'interno di un luogo in cui tutto sembra essere avvolto da un manto di imperturbabilità.
Ruggero, con fare quasi da bozzettista di un giornale locale, ritrae tutti quei piccoli particolari che raccontano il sopravvivere a bordo di un ambiente di passaggio, un oggetto freddo e distaccato, fatto di ferro ed acciaio, ma animato da cuori pulsanti.
La raccolta che ne è venuta fuori accoglie istanti di pura distensione e serenità in quella che è una chiara dilatazione del tempo e dello spazio. Qui non esistono confini, se non quelli del traghetto. Il blu del cielo a fare da collante.
427 è una raccolta di appunti visivi, ma anche l'incipit di qualcosa di più grande.
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