Fotografare un concetto, ampio o ristretto che sia, è una delle sfide più difficili per un fotografo. Amore, morte, rinascita e salvezza sono solo alcuni degli argomenti che giornalmente si tenta di fare propri, per poi scoprire, durante il percorso in salita, che la vetta è ben più lontana di quello che ci si poteva aspettare.
Non è mai una buona idea quella di scegliere di trattare argomenti così generali. Pochi fotografi sono riusciti nel loro intento e molti di questi, nel raggiungere il loro obiettivo, hanno pagato un prezzo salatissimo: quella dimensione, per raccontarla bene e a fondo, l'hanno vissuta ed esperita in prima persona.
Martine Franck, moglie di Henri Cartier-Bresson, ha vissuto tre volte la vecchiaia prima di poterla raccogliere in un volume dal nome "A Time to Grow Old", edito Denoël (1980). L'ha vista attraverso i suoi parenti, in suo marito (di 30 anni più grande di lei) e nelle persone fotografate durante le sue uscite fotografiche.
Il ritratto che ne è venuto fuori è di una dolcezza e grazia straordinaria.
Non posso dartene, purtroppo, un quadro completo - il volume è raro ed introvabile, come anche le immagini - ma posso raccontarti cosa lo rende speciale.
Martine Franck ha da sempre avuto a cuore le classi più deboli ed emarginate della società. Per anni, oltre alle grandi personalità nel campo letterario, cinematografico ed artistico, ha fotografato, con grande personalità, i poveri e le comunità rurali, riuscendo a tirarne fuori immagini struggenti ed armoniose.
Come non dimenticare la sua serie sulle donne, Femme, che ero mezzo tentato di raccontarti e mostrarti (magari lo farò in futuro), o quella meravigliosa immagine dei bagnanti in piscina, oggi usata nei libri di fotografia come esempio a cui ispirarsi se si vuole comporre bene una scena nel proprio mirino.
Il suo stile, deciso, spontaneo ed attento alle inquadrature, prende molto dalla fotografia umanista, rielaborandola in una chiave molto personale e dedita alla costruzione di un legame di empatia e rispetto con i suoi soggetti.
In a "A Time to Grow Old" ne abbiamo un'altra mirabile dimostrazione, a conferma che l'occhio e il cuore di Martine superano qualsiasi barriera.
Le fotografie di questo volume ci raccontano una vecchiaia fatta di diverse sfaccettature, una dimensione lenta, inesorabile e profonda a cui noi abbiamo accesso solo in minima parte. Martine ascolta ed osserva queste persone. Tenta, scavando con il suo obiettivo, di capirne le sensazioni, di individuarne i ruoli.
Il volto della vecchiaia non è univoco e non a caso, tra i tanti visi canuti e sdentati fotografati da Martine Franck, ritroviamo nonnette attorniate dai nipoti, anziani in villeggiatura, individui sul lastrico e monaci con i loro apprendisti: tutti, chi più e chi meno, disegnano un paesaggio generazionale vissuto diversamente da persona a persona. Storie che si intrecciano e si ritrovano al cospetto del crocevia della vita.
Sta tutta qua la forza del lavoro. Non prendere in ostaggio un'unica storia con l'intento di farne portatrice di un'unica realtà. La vecchiaia non è solo sofferenza, solitudine e depressione. C'è dell'altro. Qualcosa che le parole fanno fatica a spiegare ma che la fotografia riesce bene a mostrarci. Una luce che non si è ancora del tutto affievolita e che arde più che mai negli occhi di queste anime.
Un'energia che difficilmente è rintracciabile, se non attraverso un approccio affettuoso ed indulgente. Si ascolta, e poi fotografa. Perché se la terza età è un qualcosa con cui tutti avremo a che fare, saperla raccontare è tutt'altra cosa.
Martine Franck ci pone così davanti al ritratto di una stagione in chiusura, non sbattendoci in faccia però le conseguenze amare di un futuro già scritto (sarebbe troppo facile farlo), ma parlandoci di un presente in cui è ancora possibile inseguire e manifestare le proprie suggestioni emotive e carnali: che lei osserva, preservandole e custodendole all'interno della sua pellicola.
Lo sguardo è di chi vorrebbe essere la nipote universale di tutti questi soggetti, vivere eternamente sotto l'ala protettiva e saggia di queste persone.
Il tempo, tuttavia, è tiranno, scorre e non torna indietro. Velocemente consuma le sue essenze e trascina ogni cosa verso il baratro. La fotografia, capsula sfuggevole delle epoche moderne, si fa così ancella del ricordo e con poco sforzo, l'istante di una posa, mantiene in forze l'immagine di queste figure non del tutto rassegnate.
Una terza età, quella di Martine, che soverchia ogni pregiudizio sul tema.
Non puoi fotografare tutto. Ci sono volte in cui la sofferenza è tale da fermare la tua mano. Altre volte, invece, in cui l'elemento sociologico è interessante, ma quello visivo no. La fotografia mostra, non dimostra. Non spiega il perché delle cose - Martine Franck
Chi è Martine Franck?
Martine Franck è una fotografa di origini belghe. È stata tra le prime donne ad entrare a far parte della Magnum Photos. Il suo occhio, apprezzato in tutto il mondo, è attratto dalla quotidianità, dalle forme e dalle vite dei più sfortunati. Tra i suoi lavori ricordiamo inoltre Femme e The French on Vacation.