Una coppia di ballerini volteggia su una piazza adiacente alla Torre Eiffel. Il cielo è plumbeo, carico di scosse elettriche, pronto a manifestarsi in tutta la sua irruenza. La pista da ballo improvvisata inizia a spogliarsi presto dal profluvio di turisti. Pochi, pochissimi, decidono di affrontare le sorti di un destino già dichiarato: la pioggia arriverà, e tutto coprirà con le sue umide gittate. Eppure, i ballerini, non sembrano preoccuparsi dell'immediato futuro, e come un ultimo tango a Parigi di bertolucciana memoria, continuano, imperterriti, nella loro suadente danza.
Anatomia di un sogno ad occhi aperti, quella con cui Andrea Vander Sgariglia apre la sua Fanzine fotografica dal nome di "Paris", opera autoprodotta e realizzata in collaborazione con Case di Fotografia, scuola curata da Emanuela Amadio.
Andrea ha viaggiato per giorni alla ricerca della sua Parigi.
In questo viaggio tra le periferie e i luoghi di culto della città francese, il fotografo ha colto l'energia delle sue strade, trasformandole, come in un diario di bordo minuziosamente aggiornato di tappa in tappa, in una manifestazione cartacea di quello che ha visto, sentito, percepito; Parigi, insomma, senza filtri né suppellettili.
Nella Fanzine elaborata al fine del percorso, Andrea gira intorno ai grandi centri nevralgici della città. Nelle sue fotografie, pochi monumenti, sostituiti da dettagli di strutture e luoghi che, sorprendentemente, definiscono con arguzia l'artisticità e il romanticismo di un luogo storico che ormai sembra non nascondere più segreti.
Quei segreti, Andrea, li scova, posizionandoli come tessere di mosaico in una sequela narrativa che contrappone il romantico al cinico; l'equilibrato all'esuberante; l'ordinario allo straordinario; il colore alla sua totale assenza.
Più che un turista, dice la stessa Emanuela Amadio che ha curato il testo introduttivo della Fanzine, «Andrea veste i panni di un moderno flâneur»: si fa coinvolgere dalle scene, dai suoni; e tentare da suggestioni visive, come quella di una facciata di un palazzo popolare dove ogni finestra racconta una piccola storia.
Ogni pagina di "Paris" crea fratture, ma anche legami.
Sfogliando le fotografie che riempiono questo diario personale, ho percepito l'allontanarsi della mente da quell'immagine di Parigi che mi ero costruito nel tempo, e in cui tutti, in qualche modo, fomentati dalla cultura occidentale, fatta di pellicole cinematografiche e romanzi di inestimabile valore, riponevamo fiducia.
La Parigi di Andrea Vander Sgariglia non è la romantica città fotografata da Willy Ronis, né quella tracotante di Brassaï. Tuttavia è Parigi, messa al pubblico ludibrio in una veste poco cerimoniosa ma considerevolmente genuina.
E qui, in questa condizione di rinnovamento visivo e umano, che nascono nuove sensazioni, nuove storie: intermittenze del cuore che ci fanno amare ancora di più la città o farcela odiare definitivamente, come gli amori sbocciati in adolescenza.
Le traiettorie che "Paris" crea per noi ci spingono a goderci a pieno la modernità di luogo spesso messo in ombra dalla sua storia. Una modernità non perfetta, ricca di paradossi e controsensi, ciononostante predisposta ad accogliere ancora l'ignoto.
Nulla attira più l'occhio di un fotografo che il consumarsi di un desiderio in una fotografia. E quello di Andrea, in "Paris", è chiaro: voleva essere parte di Parigi. Con questa Fanzine, estemporanea, personale e coloratissima, ci è riuscito.
Chi è Andrea Vander Sgariglia?
Andrea è un fotografo autodidatta con la passione per le arti visive. Il suo stile è schietto, diretto, senza fronzoli: cattura la realtà e ne costruisce attorno i suoi mondi. Puoi vedere altri suoi lavori sul suo Profilo Instagram.
Il Grand Tour di presentazione del volume di Streets Journey in Italy continua, questa volta nelle meravigliose sale di Officine Fotografiche a Roma. Nella serata di Mercoledì 27 Novembre, mi troverai lì a mostrarti il risultato di mesi di lavoro: ti racconterò il concept del libro e ci crogioleremo insieme sopra le immagini di chi ha preso parte a questa piccola follia. Sarò prontissimo (si spera) a rispondere a qualsiasi tuo dubbio o curiosità e a donarti tanto affetto. Ci incontriamo là?