Bad Weather è forse l’unico progetto di Martin Parr in bianco e nero. L’ennesima perla di questo straordinario autore.
Tutti abbiamo un passato in bianco e nero. E non mi riferisco alle vicissitudini della vita, ma alla nostra scelta di voler far uso, all’inizio, o per sempre, nel nostro percorso fotografico, della monocromia come timbro stilistico.
Anche Martin Parr, conosciuto per il suo uso particolare ed estremo del colore, ha avuto dei trascorsi oscuri nella setta dei bianconeresti; un passato che ha dato vita ad un progetto dal nome “Bad Weather” e ad una monografia molto interessante.
Questa raccolta, a molti sconosciuta, è tra i pochi progetti di Martin Parr in bianco e nero. Mi sembrava quindi doveroso parlartene anche perché, quando si cita un grande autore, ci si aspettano sempre grandi cose, anche in campi totalmente inaspettati. Martin lo è e ce lo dimostra ampiamente anche qui!
Neanche una bufera può fermare Martin Parr!
Bad Weather è un progetto semplice, lo avrai già capito da te. Non c’è dietro una progettazione lunghissima ne una serie di rituali malefici per far cadere la pioggia nel luogo e nel momento giusto — Martin, da quanto so, non è un mago, se non nel suo lavoro.
Dietro c’è solo una capacità innata di saper cogliere un’opportunità e di saperla trasformare in un progetto fotografico convincente, divertente e straordinariamente appagante — vedere delle persone fare di tutto per non bagnarsi credo sia la cosa più esilarante di questo pianeta.
E so già cosa ti starai domandando, in quella testolina piena di dubbi: ma cosa ha portato il giovane Martin a buttarsi nella folla, durante una bufera, a ridosso di un ponte, con la sua fotocamera?
La risposta è semplice: la curiosità, l’amore per il rischio e tanta noia data da delle giornate tediose e da cattivi programmi in TV. Il fotografo inglese passava spesso per quelle vie della città. Tornava da lavoro e prendeva varie scorciatoie per arrivare prima a casa.
Nel suo percorso incontrava quasi sempre le stesse persone. Era per lui una vera e propria routine che si ripeteva nel tempo e che lo accompagnava nelle sue giornate: spente, prive di eventi significativi e spesso deludenti.
Salutava, abbassava il cappello in segno di riverenza nei confronti dei passanti e, ogni tanto, scambiava qualche parola con loro, prima di tornare nella sua dimora. Ogni azione era automatica e ogni movimento sembrava essere lo stesso del giorno prima. La vita, in quelle vie, sembrava non essere disposta ad accogliere la novità.
C’è sempre però un momento nell’esistenza umana in cui tutto cambia repentinamente, senza chiederci il permesso. Un momento in cui tutto cede il passo allo straordinario e all’inaspettato. Per Martin, quel momento, era l’arrivo della pioggia e l’inizio di un fenomeno inspiegabile: le stesse persone, prima tanto gioviali e tranquille con lui, quando pioveva, cambiavano atteggiamento: si trasformavano in saltimbanchi e giocolieri.
Martin ne rimaneva sempre molto colpito. Ha assistito al fenomeno più volte, ma non aveva mai con se la fotocamera per poterlo raccontare — o almeno, prima della realizzazione di questo progetto. Quegli individui assumevano un’altra personalità, molto più coraggiosa ed ardita rispetto al loro corrispettivo naturale. Uno strano fenomeno, da vedere e da vivere e ancor di più da fotografare.
Nelle immagini di Parr la pioggia cade a dirotto, a goccioloni e per pochi istanti. Martin non sembra essere spaventato da tutto ciò, ma anzi, affascinato da quello che si sta evolvendo, così velocemente, davanti ai suoi occhi.
È come se avessero detto ai protagonisti delle sue immagini che la vita, come la conoscevano fino ad ora, non sarebbe stata più la stessa e che l’arrivo di una calamità avrebbe raso al suolo il Pianeta Terra. L’unico modo per salvarsi è scappare e lasciare spazio solo all’istinto e allo spirito animale.
Una forma di sopravvivenza si, ma anche un intramezzo di vita, che ogni tanto interrompe la monotonia delle cose e ci fa vivere attimi da cardiopalma. Un intervallo frenetico dove si manifestano, in quei pochi istanti, delle catastrofi o delle azioni che normalmente non avresti mai potuto testimoniare.
Vedi folli che si coprono con qualsiasi oggetto a loro disposizione, da buste a scatole per l’imballaggio. Vedi salti olimpionici, tra una pozzanghera e l’altra; energumeni che si fanno largo, prepotentemente, tra la massa per non bagnare la loro nuova capigliatura, appena realizzata dal loro barbiere di fiducia; e donne sorridenti, che non sanno che da un momento all’altro verranno investite da una scarica d’acqua proveniente dalla strada.
Sono attimi di pura follia che Martin Parr non poteva perdersi e che in queste immagini, a detta sua, fino alla fine rischiosamente in bilico tra la non esistenza e la banalità più totale, ci danno un’idea dell’umanità ancora più frizzante.
Un altro mondo che prende vita dal nulla e quando meno te lo aspetti. La vita, chiosa il fotografo inglese, ci offre sempre un motivo in più che rimanere fermi ad osservarla.
Martin Parr ha rischiato la sua attrezzatura per portare a termine questo progetto. Ma, ogni tanto, rischiare, può portare a delle belle soddisfazioni, non trovi?