C'è un prima e un dopo per il nostro amato Giappone. Se oggi, la terra orientale dei buoni costumi e delle tradizioni millenarie, accoglie calorosamente numerosi turisti, portandoli a vagare per le vie e per i luoghi di culto delle sue città, è a causa di una spaccatura sociale ben precisa.
La spaccatura di cui parlo coincide con la Seconda Guerra Mondiale, il momento storico in cui i Giapponesi, sconfitti definitivamente dagli Alleati con l'atomica, si ritrovano a far fronte agli ingenti disastri economici e sociali del conflitto.
Il paese è diviso, e in parte occupato dagli Americani.
La comunità sembra rimanere inerte di fronte all'estraneo mentre gli artisti, da tutto il Giappone, tentano di inglobare nella loro arte i risentimenti, le preoccupazioni e le inquietudini simbolo di quell'assurdo e frustrante dolore.
Tra i più bei racconti sul tema c'è Chewing Gum and Chocolate di Shomei Tomatsu, una raccolta di fotografie che si interroga sul valore dell'occupazione americana e dei suoi risvolti futuri.
La serie esprime perfettamente gli umori di quel periodo.
Con l’arrivo degli Alleati il Giappone è costretto a cambiare, ad accettare che simboli ed usanze occidentali si insinuino all'interno della cultura orientale.
Quest'apertura al diverso viene raccontata da Shomei Tomatsu attraverso fotografie ambigue, taglienti, in cui la forte commistione tra due universi sociali viene fuori in maniera, spesso, bislacca, violenta ed allusiva.
Shomei Tomatsu ha lavorato su queste fotografie per circa 20 anni.
Vagando liberamente per le strade del Giappone ha tentato di collezionare istanti di quotidianità che potessero dare una spiegazione valida a questo forzato miscuglio tra culture e all'invasione americana della sua terra.
Il cibo, da cui prende anche nome la serie, è solo una delle tappe di questo cambiamento, utilizzato qui come metafora dell'indulgenza e del dominio.
Nel 1945, il Giappone, con le sue città devastate, vide l'arrivo di moltissimi soldati americani. Stavamo morendo di fame e loro si presentarono a noi con cioccolata e gomme da masticare. Quella era l'America. Nel bene e nel male è stato il primo incontro con lei - Shomei Tomatsu
Ci sono due modi differenti di guardare le sue fotografie.
Nella prima sopraggiunge una componente politica che ci parla di un'America arrivata in Giappone con l'intento di stravolgerne gli usi e i costumi, più che aiutarla nella sua rinascita; l'altra, più vicina alla corrente artistica di quel periodo, costruita intorno ad una narrazione maggiormente introspettiva ed umana.
Shomei Tomatsu si pone in maniera ambivalente di fronte al tema dell'americanizzazione del suo paese. È ostile agli Americani - li fotografa spesso sulla soglia del dissacrante e dell'immorale - ma non può che non rimanere altrettanto affascinato da quel loro mondo oscuro e misterioso.
Questo mix di sensazioni contrastanti è un processo che cresce lento, internamente, e che vede noi e il fotografo metterci a contatto con una situazione di totale disorientamento e sconforto emotivo. A cosa dare, quindi, credito?
Ad un'America che porta la pace e la modernità o ad una che distrugge le nazioni?
Da giovane in erba qual è Shomei vede nell'America un nemico, ma anche un possibile traino, buono o cattivo, per il cambiamento di un paese rimasto ancorato, per fin troppo tempo, ad una mentalità priva di prospettive future.
Quello che traspare dalle sue fotografie, caratterizzate da bianchi e neri struggenti e viscerali, non è mai così una presa di posizione definitiva.
Il suo è il punto di vista di chi prova, faticosamente, a raccontare quest'epoca con grande intensità emotiva. Una realtà, la sua, animata da demoni, angeli e diavoli tentatori restituita a noi dall'uso aggressivo del mosso e del controluce.
So che queste fotografie potrebbero risultare accusatorie.
Molti ci vedono odio, rabbia, e per certi versi la scelta di rendere quasi mostruosi ed invincibili gli Americani, inquadrati spesso, quasi con sfida, dal basso verso l'alto, e i Giapponesi come sottomessi, ne tradiscono alcuni umori e pensieri.
Perché si, dietro a questa grande facciata della modernizzazione, si nasconde comunque un paese vincitore di una guerra e come tale si comporta visibilmente nelle strade: spavaldo, prevaricatore e, spesso, fintamente benevolo.
Shomei Tomatsu, cocciuto e ribelle com'è, non riesce ad accettare che il suo paese, forte ed orgoglioso, possa piegarsi completamente all'occidente, e nelle prime immagini del progetto, scattate intorno agli anni '50, questa cosa è più evidente.
Eppure sarebbe ingiusto racchiudere tutto all'interno di un'efferata invettiva.
Le sue fotografie ci dicono molto altro: rimangono sempre sulla soglia, senza attaccare, come se il miscuglio culturale e la presenza di estranei dove prima erano assenti, rappresentasse una scommessa che fa paura e al contempo stimoli azioni.
La vera battaglia, se mai ci fosse, avviene tutta all'interno delle membra di Shomei: il luogo dove il giusto e lo sbagliato hanno un confine labilissimo e l'unico a poterne decretare il bilanciamento finale è lo spettatore esterno.
Immagini fortissime, che ci disorientano e ci interrogano sulle ragioni della guerra.
Chi è Shomei Tomatsu?
Shomei Tomatsu è un fotografo di origini giapponesi. Noto al grande pubblico soprattutto per aver raccontato la trasformazione del suo paese dopo la Seconda Guerra Mondiale e le manifestazioni studentesche degli anni '70. A rendere unico il suo stile sono un bianco e nero tagliente e le atmosfere surreali.
Fonti utilizzate:
- Chewing Gum and Chocolate: how the west seduced Japan (theguardian.com)
- Nippon Interzone (artnews.com)
- Artist Talk: Shomei Tomatsu (aperture.com)
- Shomei Tomatsu - Chewing Gum And Chocolate (libro sfogliato)