Sto per rompere una magia dicendoti questa cosa. Mi odierai a morte e proverai, da ora in poi, un grosso rancore nei miei confronti. Ma certe volte la grandezza di una fotografia va oltre la storia e i meccanismi che gli stanno dietro.
Pronto? Il “Jumping Dog” di Elliot Erwitt, finito di recente nella nostra classifica sul blog, come una delle cinque immagini di strada più belle con al centro un cane, non salta per davvero.
Shock.
Elliot racconta infatti a Denis Curti, durante la realizzazione di uno shooting per un marchio di moda famoso, che quel cane, appartenuto ad un suo caro amico di infanzia, era calato dall’alto dal suo padrone.
<< Era impossibile poter realizzare un’immagine di questo genere senza far uso di questo piccolo stratagemma >>, assicura Elliot e noi, pensandoci bene, non possiamo che accettarlo e far scendere giù questo boccone amaro.
Ti è caduto il mondo addosso, lo so. Quella magia che imperniava quest’immagine, facendola brillare rispetto ad altre, non sembra ora più così coinvolgente. Il grande e irreprensibile Elliot Erwitt, quell’uomo dal sorriso contagioso, e dalla fedina penale impeccabile, è soltanto un’imbroglione.
Prima che però tu possa andare a scrivere al suo ufficio stampa, inferocito ed offeso da questo grande torto, con l’intento di fare ferro e fuoco, riguarda l’immagine e chiediti quanta importanza abbia l’averne scoperto il suo segreto.
Fatto? La sensazione, e l’odio, come hai potuto constatare, durano pochi secondi.
La nostra opinione su di essa non è cambiata. È una straordinaria fotografia e non sarà di certo quel particolare a farci pensare il contrario.
Passata la rabbia ci fa sorridere ancor di più leggere il titolo scelto dall’autore: un cane saltante che non salta. L’ironia della vita viene fuori anche qui, in quello che sembrava essere un momento completamente definito, veritiero, e che ora invece ci ricorda come l’essere umano possa sopportare una piccola bugia: basta che lo faccia sorridere e gli faccia dimenticare, per qualche istante, tutta la pesantezza di questo mondo.
Un titolo scelto con saggezza e sagacia, che non fa altro che narrarci una storia che non esiste, ma che ci rende tremendamente felici. Perché alla fine la fotografia serve pure a questo, non trovi?
Un’altra dimostrazione di come la didascalia possa cambiare completamente le cose, ma anche un altro splendido esempio delle innumerevoli potenzialità semantiche di un’immagine.
Elliot Erwitt sarà pure un mattacchione, ma il suo “Jumping Dog”, per quanto se ne possa dire, rimarrà per sempre nei nostri cuori, anche al fronte di questa piccola bugia.