La fotografia non è da sempre stata vista come un mezzo di grande espressione artistica. Passarono parecchi anni prima di poter vedere le prime manifestazioni di un’esigenza accorata di una fotografia come mezzo di “verità”, di testimonianza e di espressione interiore.
Da qui, da questo cambiamento di pensiero, avvenuto nei primi anni del ‘900, nacquero i primi progetti di grande spessore sociale, come quello che ti cito oggi: la Farm Security Adminstration.
Come nacque la Farm Security Administration?
La Farm Security Administration (FSA) nacque nel 1937 ad opera dello stesso presidente americano Roosevelt. Al centro di tale iniziativa c’era quello di mettere in evidenza, tramite immagini e riprese video, un’America che stava riprendendo la propria vita dopo la disastrosa “Grande Depressione” del 1929.
Il progetto fu affidato a Roy Stryker, fotografo americano, che ebbe larga libertà nella scelta dei suoi “adepti” e collaboratori.
Se inizialmente il punto principale dell’associazione era quello di migliorare le condizioni di vita degli agricoltori, favorendo un’incremento della produzione e delle tecnologie collegate ad essa, la FSA divenne famosa soprattutto per le sue fotografie.
I fotografi interessati erano dei puri amatori che però, grazie alla loro grande sensibilità ed abilità nel saper costruire le proprie immagini, divennero in pochissimo tempo dei fotografi di fama mondiale. Completi amatori e perfetti sconosciuti che in poco tempo conquistarono il cuore di tutti e rubarono la scena sul mercato.
Farm Security Administration: da fotografi amatori a fotografi di fama mondiale
Ma chi erano i personaggi dietro a quegli obiettivi e a quelle macchine ingombranti?
Al progetto collaborarono autori del calibro di Walker Evans, Dorothea Lange (già discussa sul blog), Gordon Parks, Arthur Rothstein, ecc… Tutti questi, andando anche un pò contro le direttive di Stryker, misero in evidenza la povertà e le condizioni di vita di una importante fetta di popolazione americana.
Nelle loro fotografie era tangibile la tristezza e il dolore di moltissime persone: emozioni ben visibili dai loro volti marcati dalla magrezza e dal lavoro sui campi.
Il lavoro attuato da questi fotografi fu fondamentale per rimettere in piedi un popolo in ginocchio, lo stesso che, come sappiamo, diventerà in pochissimi anni la grande potenza che è tutt’oggi.
Per la prima volta si notava nelle immagini la personalità di chi le aveva realizzate. La fotografia stava iniziando a diventare un modo per narrare i fatti accaduti: l’idea del fotografo, dell’evento e dei suoi personaggi non era più nascosta, ma messa in evidenza, come mai prima ad ora (processo che già iniziò nella prima guerra mondiale e che oggi è la base dei foto-giornalismo più puro).
Insomma, la FSA fu il trampolino di lancio per moltissimi fotografi ma soprattutto fu una chiara rappresentazione di un mezzo artistico che voleva prendersi il suo giusto merito e finalmente entrare a far parte di contesti ben più importanti di quelli “ludici”.
Oggi, senza lo straordinario interesse umano ed artistico di questi “collaboratori dello Stato”, non avremmo mai potuto conoscere e combattere la povertà del popolo americano. Quindi, grazie FSA!