In una ridente località a nord delle Orcadi, ogni giorno, dei bellimbusti vestiti di tutto punto, accolgono i visitatori all’interno di una comunità molto vicina al mare e alle sue creature.
Si chiamano Haystack Heroes, gli uomini di paglia, dei fantocci senza volto e senza anima che aspettano l’arrivo dei curiosi di turno per introdurli all’interno di un immaginario spiccatamente scozzese.
Tommaso Carrara li ha scoperti per caso. Aveva scelto Westray come meta di una meritata vacanza post-pandemia. Si era preparato mentalmente, e fotograficamente, a farsi rapire da onde elevate, da paesaggi pazzeschi e da persone sorridenti.
Il destino, quasi beffardo, lo ha invece messo di fronte ad una situazione perfettamente “pandemica”: fantocci fermi, privi di qualsiasi gestualità e fisionomia ma non per questo privi di significato e di storia.
Eh lo so, sembra essere l’incipit di un racconto horror e questi spaventapasseri la sintesi di un incubo che ci tiene svegli la notte destandoci continuamente dal nostro sonno, ma seguimi, tutto questo ha un suo motivo.
Gli Haystack Heroes si trovano su tutta l’isola e sembrano averne preso possesso come se fossero i proprietari indiscussi di questa terra.
I loro corpi, spesso anteposti all’entrata delle abitazioni e degli esercizi pubblici, sono immobili, vestiti come normali cittadini e muniti di sorrisi sgargianti.
Il loro cuore, seppur assente, come l’uomo di latta di quel famoso racconto di L. Frank Baum, batte invece inaspettatamente forte, perché il loro ruolo, in questa curiosa storia, è più importante di quello che potrebbe sembrare a prima vista.
Gli Haystack Heroes sono stati creati dai residenti per raccogliere fondi per la Royal National Lifeboat Institution: ente che si batte per la salvaguardia dell’ecosistema marino e che salva le vite in mare.
Tommaso non era minimamente a conoscenza di questa cosa. Aveva portato con se la sua Hasselblad 503CXi per registare il suo viaggio ed impreziosirlo, ogni tanto, di instanti e di momenti meritevoli di essere incorniciati.
Sapeva bene che gli abitanti di quest’isola erano diversi da tutti gli altri, caratterizzati da un eccentrismo marcato e da un dialetto inglese unico nel suo genere, ma non avrebbe mai pensato di spendere una giornata intera a fotografare solo fantocci e muri di casa.
Fare dei ritratti senza doversi preoccupare di instaurare una relazione con il soggetto, e sopratutto senza l‘obbligo di dover scattare, sono state sicuramente due cose che hanno giocato a mio favore.
— Tommaso Carrara
Il suo è stato un approccio semplice, dettato dalla curiosità e dall’unicità del momento. Ha posizionato la sua macchina fotografica di fronte ai suoi soggetti, irrealisticamente fin troppo contenti di farsi fotografare da un perfetto sconosciuto, e ha raccolto, in un giorno soltanto, una serie di fotografie poi diventate una fanzine acquistabile online (parte del ricavato della sua vendita andrà proprio a quella RNLI).
Quello che ne è venuta fuori è una serie di fotografie che ci lascia perplessi, quasi sbigottiti dalla verosomiglianza di questi spaventapasseri con l’essere umano.
Li vedi lì, immersi in quelle atmosfere tipicamente scozzesi, dove l’odore salmastro del mare si mischia al breve tepore della luce del sole, e ti chiedi quanta bellezza ci sia in tutto ciò.
I loro visi, la loro aurea, come anche i loro vestiti, ci fanno pensare ad un mondo costruito totalmente per loro, dove l’essere umano, più che compagno di avventure, è un pellegrino in visita temporanea.
Potremmo immaginarli come i cittadini di uno di quegli universi paralleli in cui i fantocci regnano, fieri ed incontrastati, ma sempre disposti a vivere in armonia con tutti gli altri esseri viventi.
Questa dimensione, quasi sospesa, inquietante, ci fa pensare all’importanza del tempo e alla lotta per un bene comune. Una sensazione che ti invade appena intravedi per la prima volta queste testoline fare capolino da un recinto o da una porta di casa.
Le fotografie di Tommaso Carrara ci parlano di questo, ma anche di molto altro. Possono essere interpretate come un semplice fatto curioso che adorna le prime pagine di un settimanale locale, oppure come una trovata ingegnosa per attirare il pubblico e farli ragionare su un tema sensibile come quello dei mari e della sicurezza marina.
Quello che è certo, è che questi fantocci non passano inosservati e vedendoli tutti messi in fila, collocati con criterio all’interno delle pagine per creare un percorso visivo, in un prodotto stampato, mi fa venire ancor più voglia di visitare immediatamente questo posto.
Forse per la prima volta nella vita posso dire, a dispetto del mio amore per i thriller, che questi spaventapasseri non fanno paura e in quei sorrisi posticci e convincenti noto con piacere che c’è l’amore per la terra e per il genere umano.
Tommaso è riuscito nel suo esperimento e spero che con queste immagini riesca a far breccia nei cuori di chi il tema del mare, e di una fotografia senza fini commerciali, non li ha ancora presi del tutto in considerazione. Avere uno spaventapasseri come amico è una strana ed eccitante sensazione, non trovi?