Se vuoi animare un paese, fai una festa. Rendila grande, la più maestosa possibile. Invita chi ti sta a cuore, ma anche chi ti è nemico, perché in una festa, dopotutto, ogni dissapore viene diluito all'interno del fragore delle musiche e della gioia del momento. Una festa, per funzionare, ha bisogno di gente. Tanta gente. E di uno scopo, anche effimero: perché è nella collettività che risiede la forza di ogni cosa.

Quello della festa è un evento speciale; forse unico. La città si ferma. La gente si anima. Per pochi giorni, la quotidianità si trasforma in un'enorme organismo celebrativo in cui il sorriso e la speranza rubano spazio a tutto il resto. Da che ho memoria, le feste sono un patrimonio della nostra umanità e come tali vanno protette; fotografate e documentate, per chi può, vissute per tutti gli altri.

Di feste tradizionali, il nostro paese, ne ha molte, dislocate in ogni città. Una di queste, a pochi passi da casa mia, non l'avevo mai vista. Si tratta dei riti del grano in Irpinia (Campania), splendidamente fotografati qui da Mariolino Laudati.

Immagine di © Mariolino Laudati

I riti del grano sono una manifestazione culturale che si svolge nel periodo estivo, nelle zone dell'Appennino meridionale. Da Luglio a Settembre, diversi eventi animano i comuni di Flumeri, Fontanarosa, Foglianise, Jelsi, Mirabella Eclano, San Marco dei Cavoti e Villanova del Battista, portando gioia e gratitudine in città.

Questa celebrazione, che ha origini nell'epoca romana, si è tramandata nei secoli e nelle generazioni successive subendo, a secondo del contesto, delle trasformazioni di senso e forma. Da evento inizialmente dedicato alle divinità protettrici della terra e dei contadini, i riti del grano sono oggi una manifestazione comunitaria, frequentata tanto dai residenti del luogo quanto dai turisti venuti a vederla.

A secondo del comune, è possibile osservare tradizioni secolari che vanno dal tiro dell'Obelisco di Paglia, a Fontanarosa, fino all'alzamento del Giglio, a Flumeri. Al centro di tutte le manifestazioni, enormi strutture artigianali, dal gusto gotico, che percorrono, trainate con funi lunghissime dai fedeli o dai buoi, le strade delle città.

Mariolino Laudati le conosce tutte, le strutture, ma due in particolare gli ha rubato il cuore: quella di Mirabella Eclano e Fontanarosa, un pò Torri di Babele e un pò Sagrada Familia: carri alti 25 metri completamente rivestiti da paglia intrecciata.

Sono proprio loro, in tutta la loro maestosità, l'elemento narrativo di questa serie.

Aggrappati alle funi di canapa che si diramano da esso, i “funaioli” lo tirano a braccia pronti a correre, ad allentare la presa o a frenarne la corsa, pur di evitare l’evento più temuto, una rovinosa caduta considerata dai protagonisti del rito foriera di sventure - Mariolino Laudati

In questo racconto fotografico, Mariolino costruisce una lunga sequela di situazioni in cui l'umano e lo storico si intrecciano in una forma surreale, atipica.

L'impostazione narrativa è quasi da kolossal, di quelli vecchia scuola.

A spiccare, sullo sfondo, gli enormi carri di Mirabella Eclano e Fontanarosa. Alti. Possenti. Irrequieti. Oggetti estranei, e al contempo familiari, che entrano sontuosamente in scena trainati dalla folla. A ridosso di loro, migliaia di fedeli, che come domatori esperti, tengono in piedi le strutture e ne mantengono inalterate le forme. Lo spettacolo, visto da fuori, è ammaliante, e viene voglia di prenderne parte.

Immagine di © Mariolino Laudati

Le fotografie di Mariolino manifestano una certa bellezza, dinamicità. Con pochi elementi, e uno studio sapiente dell'inquadratura, il fotografo campano ci spinge dolcemente nella scena, riuscendo a dosare, con astuzia, ironia e solennità.

L'obiettivo analogico si muove infatti agevolmente tra la folla. Coglie, in sincronia, le espressioni di gioia causate dall'emozione del contesto culturale - le torri, viste da lontano, campeggiano ed incutono timore - e l'indifferenza dei paesani, ormai così avvezzi al rito del grano da mostrarsi, agli occhi di tutti, quasi imperturbabili.

In queste immagini, oltre alla componente documentativa, fondamentale per la salvaguardia di una tradizione che sennò verrebbe meno, risaltano soprattutto le situazioni umane che si sviluppano attorno ai Grandi Carri. Come un Gulliver dei racconti di Jonathan Swift, le torri aliene attirano lo sguardo di ogni individuo, causando con la loro maestosa presenza una moltitudine di eventi inaspettati.

Perché i due comuni, in quei giorni di festa, cambiano totalmente volto. Diventano il centro del mondo, i luoghi in cui tutti vogliono stare e dove tutto può accadere.

Ecco allora che un capannello di gente stipata in una stradina strettissima si trasforma in una cerchia di fan sfegatati di fronte alla loro star preferita; oppure, un normale affacciarsi al balcone di casa, diventa uno scenario da film apocalittico.

È proprio questo registro visivo a rendere "I riti del grano" di Mariolino Laudati un lavoro fotografico mai banale, uno di quelli in cui anche la singola fotografia, molto spesso vituperata ed incompresa, manifesta a pieno l'entità di qualcosa.

Uno sguardo giornalistico, il suo, ma anche molto da fotografo di strada.

Chi è Mariolino Laudati?

Mariolino Laudati è un fotografo campano. Realizza fotografie fin da giovane, ma solo nel 2005 decide di dedicarsi totalmente alla fotografia di reportage e documentazione. A guidarlo in questa transazione, Gianni Berengo Gardin. Per lui la fotografia è «un mezzo che, se usato per raccontare una storia, si rende strumento impareggiabile». Trovi altri suoi lavori sul Sito Web o Profilo IG.

Fonti utilizzate:
  1. I riti del grano: tra folklore e tradizione millenaria (sistemairpinia.it)
  2. Con la mietitura si celebrano in Campania i riti del grano (discovercampania.it)
  3. Dove il grano si fa arte e seme di vita comunitaria (festadelgrano.net)

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