Amburgo, 5 Maggio del 1842.
Nella grande città tedesca scoppia un devastante incendio. Il vecchio tabaccaio del distretto di Deichstraße, Eduard Cohen, si trovava nel proprio letto quando il suo negozio, l'epicentro di tutto, stava per dare avvio al disastro.
Aveva controllato fino all'ultimo la corretta disposizione di ogni prodotto nelle sue mensole: sigarette, sigari e tabacco erano, come al solito, riposti con grande attenzione nei propri contenitori; il resto, ovvero scartoffie e quant'altro, erano state firmate e messe da parte.
Tutto sembrava presagire la corretta fine di un giorno qualunque, uno di quelli facilmente dimenticabili, eppure, quella notte, qualcosa o qualcuno diede avvio all'inferno in Terra.
L'incendio durò per ben tre giorni distruggendo un terzo della città.
L'impatto mediatico fu enorme.
I giornali non parlarono d’altro, per giorni, mentre i cittadini, quelli rimasti fortunatamente ancora incolumi, si precipitarono immediatamente fuori dalle proprie case, per rifugiarsi nelle strade o negli ospedali di campo.
Lo scenario era davvero apocalittico. Nessuno, in quelle ore di panico, sembrava poter prendere in mano la situazione: Amburgo era in fiamme, di fronte allo stupore e all'impotenza di tutti i cittadini del mondo.
Mentre i pompieri cercavano con grande coraggio ed ostinazione di placare le fiamme, due fotografi, tali Ferdinand Stelzner e Hermann Biow, stavano per entrare nella storia della fotografia.
Due eroi, uniti da destini avversi ma inaspettatamente simili tra di loro; individui in carne ed ossa che vollero tener fede, fino alla fine, al loro patto stretto con l'umanità: salvare vite, da una parte, ed essere testimoni della storia dall'altra.
Ora, ti chiedo di immaginarti questa scena: due uomini, accompagnati da un gravoso peso sulle spalle, fatto di dagherrotipi, lastre e prodotti chimici, si muovono languidamente per le macerie della città.
L'unico obiettivo di questo folle duo è di rendere testimoni gli uomini e le donne di un qualcosa che non dovrà più ripetersi. La città è stata distrutta, certo, ma può essere ancora ricostruita, in meglio, con nuovi valori, con nuove competenze.
Registrare la storia, d'altronde, non serve proprio a questo?
Ferdinand Stelzner e Hermann Biow scattarono in quella giornata ben 40 fotografie - di cui questa, dal tetto del mercato centrale - catturando, senza saperlo (o forse no?), i primi documenti storici di un evento di cronaca: il Grande Incendio di Amburgo.
Lo sforzo fu ampiamente ripagato.
Qui davanti a noi abbiamo la prima presa in diretta di un istante che si sta realizzando e consumando in quello stesso momento: la prima dimostrazione della forza di uno strumento tecnico destinato a prendere velocemente il posto del disegno e dell’illustrazione nei giornali di tutto il mondo.
La fotografia, d'altronde, era per molti in quel periodo sinonimo di verità, simulacro della realtà. Vederla in azione, in un momento vissuto da tutti nello stesso istante, seppur duro e devastante, fu un vero spettacolo per gli occhi.
Passarono solo tre anni dalla presentazione di questa invenzione al pubblico mondiale, ma la sua voce e la sua forza furono subito evidenti a tutti.
La fotografia era destinata a raggiungere, prima o poi, i nostri cuori, e i "paladini della realtà", ser Stelzner e Biow, a diventare, molto probabilmente, i primi testimoni di questo passaggio storico-culturale.
Il resto, lo sappiamo bene, è ormai parte della storia.