Un tempo fotografare a colori non era per niente figo. Chi decideva di affrontare un percorso fotografico che contemplasse una ricerca artistica ben definita aveva davanti a se un'unica soluzione, quella del bianco e nero, la vera chiave di volta per raccontare il mondo.
Il colore era relegato alla sperimentazione, al gioco, e tutti coloro che si avventuravano, prima del tempo, nei campi sconosciuti della pellicola a colori, erano di conseguenza esclusi e criticati dalla comunità artistica.
La vera fotografia, a detta di tutti, era quella monocromatica.
Ernst Haas fu tra i primi a rompere questo sortilegio portando nella pagine di una rivista centrale nell'opinione pubblica - LIFE, per intenderci - un lavoro realizzato totalmente a colori: "Images of a Magic City". Era il 1953.
Il caso di Ernst Haas è emblematico.
Tutti abbiamo ben impresso in mente quel momento storico in cui la pellicola a colori, ripudiata da buona parte della comunità artistica, entra di diritto nelle sale del più grande museo di arte contemporanea al mondo: il MOMA, nel 1976.
William Eggleston, autore sconosciuto ai più, porta in mostra due eclatanti novità, in quello che rimane un'evento memorabile nella storia della fotografia: il colore, già di per se destabilizzante per l'epoca, ed una chiara visione della realtà che trascende, rompendolo, il concetto stesso di fotografia artistica.
Una vera e propria rivoluzione, a cui siamo legati, ma di cui pochi conoscono un precedente che porta il nome di Ernst Haas - e di tanti altri arrivati al colore prima di Eggleston e che ricevettero, dalla comunità artistica, solo aspre critiche.
Ernst, al MOMA, ci era già arrivato nel 1962, con molte di quelle stesse fotografie a colori che fanno parte di "Images of a Magic City", uscite molto prima su LIFE.
"Images of a Magic City" è una raccolta fotografica a colori sulla città di New York.
Esce ufficialmente su LIFE - storica rivista americana - nel 1953 in due numeri separati per un totale di 24 pagine. La serie è stata curata insieme ai colleghi della Magnum Photos Werner Bischof, Henri Cartier-Bresson e Robert Capa.
Ernst Haas accosta, sublimandoli, forme e colori di varia natura per costruire immaginari riccamente poetici e deliberatamente soggettivi.
La città, per l'autore austriaco, è un'enorme tela bianca in cui impressionare le sue sensazioni e renderle fruibili al pubblico esterno. In questa serie, caratterizzata da un uso artistico di riflessi, controluce, mossi e chiaroscuri, viene fuori l'anima più romantica e suggestiva di New York.
A rendere straordinario il lavoro di Haas è questa profonda attenzione rivolta al dettaglio e alle sfumature. Nelle sue fotografie il colore si mischia, armoniosamente, agli elementi stradali.
Rossi, blu e gialli raggiungono immediatamente l'osservatore, delineando la possibile trama di una realtà scandita più dalle percezioni che dalle verità.
Tutto sembra appartenere ad un mondo sconosciuto per poi scoprire, in un'epifania rivelatrice, che quella inquadrata è la strada sotto casa.
Tutto è sfocato, ambiguo, approssimativo.
Le immagini di Haas hanno un forte legame con il mondo della pittura, da cui colgono le pennellate frettolose ed istintive dell'impressionismo, per poi rapportarle al tagliente sguardo indagatore dello strumento fotografico.
Quello che fa Haas non è raccontarci oggettivamente una delle città più frenetiche del mondo, ma darcene una sua rappresentazione più umana, intima e lontana dal fare documentaristico tipico dei suoi colleghi dell'epoca.
Dove un Robert Frank concentrerebbe lo sguardo sui visi attoniti dei passanti, Ernst Haas ne osserverebbe il vestiario, alla ricerca di un elemento utile e di un accostamento cromatico su cui costruire la sua prossima tela.
La sua fotografia, fin da subito, è diversa da tutte le altre: è pura libertà, istinto primordiale. Chi la guarda non può che rimanerne intrappolato.
Trovo il mio fascino nel trasformare la realtà da un punto di vista soggettivo. Senza modificare il mio soggetto voglio arrivare al momento in cui, attraverso la pura concentrazione del vedere, l'immagine composta diventa più fatta che scattata. La fotografia, senza una didascalia descrittiva per giustificare la sua esistenza, parlerà da se - Ernst Haas.
Non credo esista al mondo un altro come lui.
La fotografia portata su LIFE, nel lontano 1953, e poi quella successiva per conto di Magnum Photos, sottolinea la forza e la determinazione di un autore che fotografa perseguendo solamente i suoi ideali.
Più che un fotografo, è un'artista vecchio stampo, uno di quelli che produce opere significative seguendo percorsi estremamente personali e misteriosi.
"Images of a Magic City" non è solo il primo lavoro a colori uscito in una rivista di rilievo, ma anche il primo lavoro professionale di Ernst Haas realizzato totalmente con le sue forze e con i suoi risparmi.
All'epoca le prime pellicole a colori non raggiungevano la qualità complessiva di quelle in bianco e nero eppure non possiamo che non apprezzare la cura e il coraggio con cui Ernst Haas osserva la realtà, chiedendosi come farla apparire più bella ed interessante alla vista dell'uomo comune.
Non c'è nulla di speciale, complesso, in quello che fa, ma riesce a farlo talmente bene da farti rimanere incollato a quelle pagine spiegazzate che mostrano incastri improbabili tra oggetti, colori, sfumature e luci.
Pur amando il bianco e nero, devo ammetterlo: c'è della poesia in tutto ciò.
Ernst Haas non ha eguali e la sua fotografia, nel tempo, non ha fatto altro che crescere e migliorare costantemente, anche grazie all'evoluzione dello strumento fotografico e delle pellicole a colori, ora usate anche dai più grandi.
Non possiamo però non ritornare a guardare con curiosità quelle prime immagini del suo esordio che saranno si, imperfette, non eccelse dal punto di vista della restituzione cromatica e della definizione dei soggetti, ma non per questo meno intense o straordinarie (le pagine di LIFE non le rendono troppo giustizia).
Ogni rivoluzione, d'altronde, è caratterizzata da piccoli passaggi, da dei gradini di difficoltà che crescono e che vengono affrontati ciclicamente dai rivoluzionari prima dell'arrivo del vero cambiamento.
Ernst Haas, insieme a tanti altri autori di cui disconosciamo il lavoro, è stato l'apripista di questa rivoluzione. Oggi, se fotografiamo a colori, e ci sentiamo fighi, è anche merito suo e della sua "Images of a Magic City": una raccolta che non si spaventa di essere diversa e di conquistarsi il posto che gli spetta.
Che poi che questa poesia del colore sia oggi passata in secondo piano, a favore di una fotografia che privilegia il puro esercizio stilistico, quello è un altro discorso.
Ernst Haas ha fatto il suo, ora tocca noi tramandarne bene i suoi ideali.
Chi è Ernst Haas?
Ernst Haas è un fotografo di origini austriache. Inizia a dedicarsi alla fotografia alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Sceglie il colore come sfida personale e come cura dal grigio torpore e dolore della guerra.
Entra a far parte della Magnum Photos nel 1950. È riconosciuto da tutti come uno tra i più importanti fotografi di strada al mondo. Tra le sue raccolte più importanti ricordiamo New York in Color (1952-62) e Color Correction.
Fonti utilizzate
- Ernst Haas, di grandifotografi.com
- Ernst Haas Archive
- MOMA archivio fotografico
- Painting with Light, Ernst Haas - di Nowness.com
- Speed of the city, Ernst Haas - di curious.com