Un luogo. Un concetto. Mille volti e storie diversi. Viaggiare è una questione di sopravvivenza. Si passa da un punto A ad un punto B. Si prendono treni, autobus e metro per raggiungere destinazioni prefissate o appuntamenti inderogabili. In mezzo, tra questi, la vita.
In "In the Bubble", Simone Morelli, cattura il mistero che rifulge dietro ai volti incuriositi dei viaggiatori degli autobus pubblici. Nelle sue inquadrature, filtrate dai finestrini sporchi e crepati dal tempo, tutte le inquietudini, i pensieri e i desideri di perfetti sconosciuti incontrati per caso.
Anime perdute od umani estremamente coraggiosi?
Nelle immagini di Simone è facile pensare ad ingiuste intrusioni nella privacy di queste persone. Io le vedo invece come prese di posizione che si trasformano in immersioni totali in mondi fantastici ed invisibili: universi costruiti da questi soggetti ingessati dentro scatolette di metallo arrugginite che viaggiano, fisicamente e mentalmente, verso una destinazione.
Quello che ne viene fuori è un enorme album sociologico fatto di domande ed organismi in cui, dal nulla, un lampo di flash, come un pistolero al via di una corsa campestre, ferma, per pochi secondi, lo scorrere naturale delle cose.
In sostanza, cadono le sovrastrutture, i sogni e gli inganni. Un risveglio dal torpore irrequieto della vita quotidiana che muta in arte, restituendo al mondo, e a noi spettatori, una parte delle storie di questi inconsueti figuranti.
Il viaggio, d'altronde, non è fatto spesso di incontri inesplicabili?
Fotografie di © Simone Morelli (SITO: simonemorelli.com).