Non tutte le feste di paese sono noiose. Molte di queste, per chi sa guardare oltre il secolare svilupparsi del rituale religioso, riescono ad accogliere tutt'oggi un'infinita varietà di esperienze, suoni, volti e vissuti; atti talmente significativi per un'intera comunità da spingerci dentro il suo antichissimo e oscuro meccanismo sociale.

Non so come ci riescano. Davvero. Di feste religiose, d'altronde, l'Italia ne è piena. Tenderemmo tutti a pensare che escluderne qualcuna dallo scacchiere non farebbe male a nessuno. A chi mai importerebbe di vecchie feste e di antichissimi rituali? A molti, a quanto sembra. E non tutti appartenenti alle terza età. Perché sebbene sia evidente il vacillare della religiosità nei giovani, sembra crescere invece, di anno in anno, il desiderio di prendere parte a queste grandi celebrazioni cittadine: non più solo ricorrenze per i fedeli ma anche luoghi di amore, storia e condivisione.

Ne ho avuto l'ennesima conferma guardando le immagini che testimoniano l'evolversi della "Festa dei Gigli di Nola", scattate da Eugenio De Felice.

Immagine di © Eugenio De Felice

La "Festa dei Gigli di Nola" è una festività con ricorrenza annuale. Viene imbastita, nel mese di Giugno, in onore di San Paolino, patrono della città. Per tutto l'arco dell'anno, i Nolani organizzano minuziosamente ogni dettaglio del lungo percorso tradizionalmente radicato nella parte antica di Nola. Lo vogliono rendere speciale, e al passo con i tempi. C'è tanta tradizione al suo interno, ma anche uno sguardo rivolto al contemporaneo, grazie alla reinterpretazione di alcuni brani della cultura napoletana e agli eventi collaterali che accompagnano lo svolgersi della festività.

A fare da catalizzatori dell'intero percorso, ci sono i Gigli: 8 torri alte 25 metri e con un peso complessivo di circa 40 quintali. Rappresentano, nelle loro unicità, le antiche corporazioni di arti e mestieri. Sono trainate, come da tradizione, ognuna da ben 120 fedeli, chiamati cullatori e guidati da un capo paranza, colui che coordina tutti i movimenti in strada. Nel mezzo dell'enorme fila, un obelisco di legno che simboleggia una barca, rappresentazione del "rientro del santo in città".

Mi dice Eugenio che la festività ha origine nel 431 D.C. Non lo metto in dubbio. La natura ancestrale di queste colossali torri, ornate di carte rosse, dorature e fogli di argento, spinge subito la mia mente ad epoche lontanissime, nel tempo e nello spazio. Se non fossero evidenti i vestiari moderni, sembrerebbe essere un viaggio nel passato, una campana di vetro sopra quello che è stato e che non sarà più.

Spesso le paranze effettuano ballate sul posto senza che venga guadagnato alcun metro di percorso. Sono vere e proprie dimostrazioni di forza ed ulteriori conferme dell'abnegazione dei suoi fedeli - Eugenio De Felice
Immagine di © Eugenio De Felice

Le fotografie scattate da Eugenio sono recenti. Risalgono agli ultimi due anni di attività e concentrano le attenzioni sulle persone, sul lato umano che spinge migliaia di fedeli a spendersi nella creazione di un'opera collettiva.

La ricerca visiva e narrativa del fotografo è chiara, poliedrica.

Come un biologo, Eugenio sceglie di fotografare ad altezza uomo. Sta vicino, vicinissimo, ai suoi soggetti. Il suo sguardo si spinge nelle viscere di queste creature mastodontiche (i Gigli) nel tentativo di carpirne la loro vera essenza.

Lì sotto, il fotografo campano cattura il reale, i volti che alimentano gli umori della festa e che ne definiscono la sua buona riuscita. Quasi mai, come se fosse una regola autoimposta, le strutture vengono inquadrate nella loro interezza. È come se Eugenio volesse suggerirci che l'anima della manifestazione tracima interamente nei corpi tesi di questi uomini, donne e bambini, più che negli alti obelischi.

Immagine di © Eugenio De Felice

Alla "Festa dei Gigli di Nola" c'è spazio per qualsiasi manifestazione umana.

Il grandangolo di Eugenio è nervoso, si muove veloce, tra la folla; fa incetta di espressioni, rumori ed odori e al contempo dona vita all'inanimato: rende le strutture lignee e i balconi agghindati a festa organi compartecipanti dell'evento.

Il continuo alternarsi di muscoli irrigiditi sotto le fatiche del trasporto e di sorrisi sguainati nel bel mezzo della strada non fa altro che contribuire ad alimentare una forza sconosciuta, a tratti ironica, sopra le righe: una danza febbrile, coinvolgente, che da tutte le direzioni cardinali ci attira come una calamita al centro dell'evento.

La folla, tutta, nessuno escluso, reagisce con veemenza agli stimoli esterni. Sembra essere una rivolta popolare, accesissima per costumi e movenze, ma priva di qualsiasi violenza tipica di queste eversioni. Qui la gente è guidata da un'energia calorosa, che sa di amore verso la propria città, i propri cari, le proprie origini.

Non c'è rammarico, né tensione; solo la volontà di gioire tutti insieme.

Immagine di © Eugenio De Felice

Nel mentre l'obiettivo si muove lentamente tra le pieghe di una socialità molto difficile da contenere e fotografare, un suono assordante in lontananza riempie l'aria di sensazioni positive. È quella della musica, che fuoriesce da centinaia di megafoni fissati su pericolanti strutture di legno. Come grandi bocche spalancate, ci parlano di contemporaneità e del desiderio di trasformare un evento storico in una storia da raccontare. Perché questa festa, dopotutto, è anche dei giovani: individui magari privi di religiosità, si, con la testa tra le nuvole e poco volenterosi; tuttavia anche custodi moderni di un qualcosa che nel profondo non cambierà mai.

Un altro fattore determinante, quella della varietà di menti e storie, che rende a tutti gli effetti la manifestazione dei Gigli un evento da visitare. Quella di Nola, nello specifico, catturata da Eugenio De Felice, va oltre: ci scalda il cuore, facendoci sorridere nell'estasi di un'immaginario collettivo che, per quanto stranamente variegato ed antiquato, ci fa sentire a casa. E forse questo basta e avanza.

Chi è Eugenio De Felice?

Eugenio De Felice è un fotografo campano. Scatta immagini per diletto dalla metà degli anni '90. Solo dal 2007 ha iniziato ad avere un approccio più selettivo e ragionato sulla materia. Gli interessa fotografare le persone, in particolare le relazioni che le accomunano, e più raramente il singolo individuo. Puoi trovare altri suoi lavori sul suo Profilo Instagram.

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