Un’innocua fotografia può distruggerti a volte la carriera. Robert Doisneau ha vissuto più volte questa lancinante sensazione, nel suo lungo trascorso da fotografo professionista. C’è stato prima quel bacio, oggi simbolo dell’amore e della Parigi moderna, e poi un’altra immagine, che ha quasi rischiato di causare al fotografo francese più di qualche grattacapo — se non qualche giorno in prigione.
Si sa, chi fotografa rischia sempre qualcosa, soprattutto se davanti all’obiettivo ci sono persone comuni, ma qui la storia dietro a questa fotografia ha davvero dell’inverosimile — se non una morale da tenere in forte considerazione. Rizzate quindi le orecchie e godetevi questa telenovela.
“L’incontro” che forse Doisneau poteva evitare
Siamo in un cafè di Parigi. Doisneau si trova lì, per un servizio fotografico sui bistrot. Ad accompagnarlo la sua insostituibile macchina fotografica e la sua innaturale curiosità per le vicende umane.
Robert si guarda per minuti in giro; conosce bene quel bar, ci viene spesso con l’amico scrittore Robert Giraud. Dopo parecchi minuti scova, quasi per disattenzione, questa coppia, che discute e beve qualcosa davanti al bancone. Si ferma, chiede il consenso di scattare la sua bella fotografia, e dopo averlo ricevuto, li immortala, in questa scena che sembra apparentemente non dire nulla di più di quello che è: due persone che discutono e bevono del vino.
Niente di così estremo e niente di così sbalordito. Abbiamo visto di peggio nei giornali e nelle riviste, eppure quest’immagine ha creato uno scandalo insormontabile, tanto da minare incommensurabilmente la carriera, e la fedina penale, del fotografo francese.
Tutto nasce dalla sua pubblicazione in una rivista. Robert lavorava a quei tempi per la Rapho, un’agenzia che rivendeva, a qualsiasi cliente disposto a pagare, le fotografie dei suoi assistiti. L’immagine ha fatto il giro di diversi enti, diventando, in un primo caso, la copertina di un opuscolo contro l’alcolismo, e in secondo caso, la fotografia di appoggio ad un articolo contro la prostituzione.
L’uomo ritratto, un insegnante di disegno, dopo aver saputo questa bella notizia, non ci ha visto più dalla rabbia. Denuncia Doisenau e aspetta di riceverlo in tribunale, pronto a fargli pagare fino all’ultimo centesimo. Qui la situazione è stata dettata semplicemente da un fattore chiave nella fotografia: la presenza, quasi illimitata, di diverse chiavi di lettura, che dipendono, non solo dalla quantità di elementi all’interno dell’immagine, ma anche dal contesto in cui si trova.
In questo caso abbiamo dei bicchieri, più di uno, che ci fanno pensare che queste due persone abbiano trascorso più di qualche minuto insieme — una coppia? Padre e figlia? Chi può dirlo. Poi c’è quello sguardo, perso e pensieroso della donna, quasi elusivo nei confronti del suo apparente scocciatore — in questa lettura c’è un rifiuto della discussione. Ed infine quel viso duro e quell’abbigliamento da business man che sembrano gridarci in faccia come quest’uomo sia un cliente abituale di quel bar e stia solamente osservando la donna, cercando magari la frase più giusta per iniziare la conversazione. Aggiungiamo un giornale e una didascalia travisata ed ecco che il danno è fatto.
Una volta affidata al mondo, l’immagine non appartiene più alle intenzioni del suo autore, può cominciare a raccontare altre storie, a piacere di chi la mostra e di chi la guarda, e dimentica le proprie origini
— Michele Smargiassi in “Un’autentica bugia. La fotografia, il vero, il falso.”
Doisneau si difende, dicendo di non avere colpe in tutto questo meccanismo. Vince la causa e l’immagine viene bandita da tutte le pubblicazioni a livello internazionale. Basta più bicchieri per Doisneau. Dopo questa il vino lo ha abbandonato per davvero.
E qui riceviamo questa amara verità. Il fotografo non può tenere sotto controllo tutto. Le sue immagini, quando vengono diffuse in canali veloci ed intransigenti come quelli televisivi e giornalistici, acquistano un significato differente da quello di partenza. Vengono corrette da molteplici fattori.
Questo accade anche nei musei, dove però la visione poliedrica dell’immagine abbraccia dei contesti più indulgenti, aperti ad accettare anche analisi più dure della realtà. Doisneau l’ha scampata e questa sua esperienza ci insegna come la fotografia abbia un potere comunicato difficilmente riscontrabile in altre arti.
Quando scattate state attenti a cosa volete dire e a come volete farlo. Ci sarà sempre qualcuno che leggerà la vostra immagine diversamente da voi, ma finché non la svenderete al primo che passa, accettando così tacitamente ogni qualsivoglia manipolazione della suddetta, potreste anche ricavarne dei vantaggi, come quella di rendere la vostra arte più vera, aperta al dialogo. Non siate quindi stupidi. Non fatevi abbindolare così facilmente dai guadagni facili.