Mettere al centro del proprio obiettivo soggetti “socialmente” meno fortunati è tra le sfide più difficili per un fotografo. Nella storia del medium, si sono susseguite nel tempo numerose voci che hanno contribuito a spostare le attenzioni della società lì dove era importante che ci fossero. Proprio grazie al susseguirsi di fotografie estremamente esemplari e sensibili, siamo venuti a conoscenza delle condizioni di vita di molti individui e provato, come potevamo, a cambiare le cose.
La chiamano fotografia sociale, una fotografia fatta per gettare luce sulle problematiche della contemporaneità nell’intento di veder scardinare, una volta per tutte, quella disparità sociale - o ignoranza di fondo - che oggi concede tanto a pochi, e poco a tanti. Una fotografia che non tutti sono in grado di fare, ma di cui tutti noi, oggi, abbiamo più che mai bisogno: per vedere il mondo da un altro punto di vista e per capire, finalmente, che non tutto gira intorno a noi.
Volevo trattare il tema con qualcuno che, sul tema, ha molto più esperienza di me. La scelta è ricaduta su Fabio Moscatelli, un fotografo romano che già da moltissimi anni racconta le storie degli ultimi e di chi non ha voce in capitolo. In questa puntata il suo ultimo lavoro su Samuel (Il Bambino Colorato) e una lunga discussione su cosa voglia dire essere testimone delle vite di soggetti giovanissimi.
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