Uno dei paesi ad aver maggiormente contribuito al successo del genere delle Street Photography è sicuramente l’America. Qui spunta, oltre a personaggi del calibro di Garry Winogrand e William Klein, un autore importantissimo come Lee Friedlander.
Lee Friedlander Biografia
Lee Friedlander nasce a Aberdeen (Washington) nel 1934. Inizia ad avvicinarsi al mondo della fotografia alla tenera età di 14 anni, iniziando così ad apprendere fin da subito le prime basi di tecnica e camera oscura.
Prima di trasferirsi a New York nel 1956, e così dare inizio alla sua carriera di fotografo professionista, frequenterà per qualche anno l’Art Centre School di Los Angeles. I suoi primi lavori saranno dedicati al mondo della musica, con un forte indirizzo verso il mondo del Jazz e Blues, e a delle collaborazioni con riviste come Collier’s, McCall’s e Sport Illustrated.
Lee Friedlander verrà soprattutto conosciuto per le sue fotografie di strada che, attraverso la sovrapposizione fra più elementi nell’inquadratura, davano vita a delle composizioni dal forte impatto estetico e visivo. Ma soprattutto, Friedlander, aveva messo in scena l’evoluzione di un popolo sempre in continuo movimento, popolo che vedeva nella velocità una delle sue più importanti caratteristiche.
Il suo stile lo porterà ad esporre nel 1963 al Museo Internazionale di Fotografia presso la George Eastman House e al MOMA di New York nel 1967 (mostra che consolidò il suo ottimo lavoro attuato in 30 anni di fotografie).
Il processo creativo di Lee Friedlander
Lee Friedlander viene considerato, insieme a Winogrand e la Arbus, come il portatore di una nuova concezione di fotografia documentaristica. Il suo stile, fortemente influenzato da una estrema ricerca di sovrapposizione degli elementi, ha scritto una parte importante della storia della fotografia odierna.
Il fotografo americano voleva mettere in evidenza il come, attraverso la scelta di soggetti molto comuni e banali come i cartelli, si potesse creare uno scatto veramente interessante sotto molti punti di vista. Friedlander sfruttò la sua passata passione per la fotografia paesaggistica per attenzionare il suo sguardo verso la composizione minuziosa dello scatto.
Al centro della sua produzione vi erano moltissimi elementi nell’inquadratura, umani e non, che venivano gestiti quasi in maniera naturale dal fotografo. Il caos delle strade americane erano perfette per lui per poter creare e sperimentare sempre forme nuove di visione fotografica.
L’ordinario e il comune diventano così delle armi da sfruttare per il proprio lavoro, mettendo ancor più in luce il come la realtà sia in effetti enigmatica e personale, un concetto che ognuno gestisce e vive in maniera differente da un altro individuo.
Friedlander utilizzava moltissimo gli specchi e le vetrine per enfatizzare questa sovrapposizione tra gli elementi in scena. Le vetrine, se fotografate da certe angolazioni, creano una commistione di visioni quasi surrealiste e regalano delle immagini veramente impressionanti dal punto di vista estetico.
Il fotografo americano amava lasciare sempre un mistero dietro le sue fotografie che così rimanevano “personali” per ognuno che andasse ad analizzarle e ad apprezzarle.
Cosa ci insegna Lee Friedlander sulla fotografia?
Lo stile di Friedlander è uno stile molto comune tra i fotografi di strada odierni. Sicuramente il fotografo americano ha influenzato, e ancora influenza, una generazione di fotografi che si stanno avvicinando al genere o che comunque lo praticano regolarmente.
Semplicemente lui ci insegna ad “aprire” gli occhi, a farci emozionare e svolgere lo sguardo verso ogni elemento che ci circonda.
La quotidianità, il banale e il comune sono delle armi da sfruttare e rielaborare a nostro piacimento. Il fotografo è d’altronde colui che vede quello che gli altri non vedono e Friedlander è riuscito a rendere ancora più evidente questa cosa.