Una valigia messicana, un Robert Capa alle prime armi e un mucchio di rullini pronti per essere sviluppati. No, non è l’incipit di un nuovo film di Christopher Nolan, e neanche l’ennesima leggenda metropolitana raccontata da un tizio qualunque agli amici in un bar di periferia.
Sono gli ingredienti di una bellissima storia, che vede protagonisti tre tra i più importanti fotografi al mondo (Robert Capa, David “Chim” Seymour e Gerda Taro), 126 rullini di diversa natura e una valigia malconcia diventata una capsula del tempo e dello spazio.
Un racconto che ha fatto molto parlare di sé e che ogni fotografo ha avuto modo di conoscere e di apprezzare — perché di così belli ed entusiasmanti ce ne sono davvero pochi.
Ho letto tanto su questa valigia e, ti giuro, ero pronto a raccontarti la sua incredibile epopea. Mi ero fatto anche una lista e stavo iniziando a mettere nero su bianco i miei pensieri. C’era una logica e una sua narrazione. Poi ho visto The Mexican Suitcase (2011), di Trisha Ziff, e ogni parola ha perso di significato.
Descriverti una storia come questa, senza le testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle il conflitto, non sarebbe stata la stessa cosa. Avrei potuto raccontarti come sono andate le cose: gettare luce sulle gesta di questi eroi e mostrarti le loro fotografie, perché sono di quelle che non ti lasciano indifferente.
Ma sarebbe stato impossibile esprimere a parole il dolore e la bellezza di queste immagini e dei visi di chi le racconta, dopo tanti anni, davanti una telecamera, con grande tristezza. Cosa avrei mai potuto dirti di più di quello che già si trova sui libri di storia?
Questa vicenda non può essere raccontata adeguatamente da un italiano o da un ragazzo che non ha vissuto personalmente quegli eventi tragici. La storia di questa valigia va oltre la fotografia: tocca il campo politico, sociale ed umano.
Mi sono trovato in grandissima difficoltà alla fine della visione del Documentario. Mi sono reso conto che tutto quello che avevo scritto in precedenza non avrebbe potuto neanche lontanamente rendere onore a questo evento.
Rimangono le immagini, si, meravigliose e lancinanti, ma senza quella connotazione storica, e senza la testimonianza di chi ha visto la morte in faccia più e più volte, perdono parzialmente di significato (a proposito, puoi vederle tutte qui).
Così mi sono detto: al diavolo le parole e la scrittura. Almeno per questa volta lascio ai miei lettori solo il Documentario completo, così che possano davvero vivere, come se fosse la prima volta, e senza filtri, l’incredibile storia della valigia messicana.
Spero tu possa perdonarmi questa volta. Credo che così sia il modo migliore per capire veramente quanto questa valigia sia importante per tutti noi. Non ho altro da dire se non: buona visione.