Quando le intelligenze artificiali e i loro programmi di generazione di immagini sintografiche si sono rivelati al mondo per quelli che erano (spazi di facile fruizione in cui l'arte si mischia pericolosamente a freddi algoritmi), molti fotografi hanno iniziato a domandarsi cosa la fotografia sarebbe diventata, e quale oscuro destino spettasse a tutti coloro che, in lei, professionisti e non, hanno sempre creduto.
Il vaso di Pandora era già stato scoperchiato da tempo, eppure solo di recente chi narra attraverso le fotografie ha preso atto dell'incontrovertibile cambiamento che le intelligenze artificiali stanno causando nel settore, rivoluzionandone il sistema di domanda e offerta e acuendone alcune criticità da sempre al centro di dibattiti.
A spaventare, più di tutti, è l'incapacità di non poter riconoscere cosa sia vero e falso; cosa sia prodotto per fini artistici e cosa invece frutto di codici messi alla rinfusa su schermo; cosa sia unico e cosa meno: in poche parole, si teme che la creatività di ognuno di noi possa soccombere sotto i colpi silenziosi delle IA e così allontanarci da quella fotografia, fatta di pellicola e carta, a noi tanto cara.
Ma cosa succederebbe se, a parti invertite, fossero tali strumenti algoritmici a stimolare la produzione di "vecchie fotografie"? O, per dirla meglio, cosa possiamo prelevare da queste fredde macchine per farne materia di riflessione e narrazione?
Se lo è chiesto Davide Preziosilli, che "Lost in Reality", serie finalista del LensCulture Street Photography Awards 2024, ha sviluppato un progetto visivo che sfrutta l'estetica imprecisa dei programmi di generazione di immagini per parlarci di come la realtà nasconda spesso misteri e inquietudini che solo l'uomo, attraverso la macchina fotografica, riesce a manifestare sulla carta.
Normalmente introduco io stesso le fotografie degli autori. Qui ho però fatto un'eccezione. Parte del lavoro di Davide acquista senso se letto attraverso la sua lente di ingrandimento (e il suo impaginato). Per questo sarà lo stesso Davide, da qui in poi, a raccontarci in prima persona cosa lo ha spinto a produrre questa serie e quali scelte ha apportato per raggiungere l'atmosfera di inquietudine da lui tanto ricercata.
Di seguito le immagini della serie e le parole di Davide Preziosilli.
Lost in Reality
testo e foto di Davide Preziosilli
Il progetto
Questo progetto parla del futuro che ci attende. Dopo aver sperimentato con le immagini prodotte da intelligenze artificiali, che sono in parte costruite su fotografie reali, questa serie cerca di invertire il processo imbevendo la realtà di artefatti, stranezze, surrealismo, errori ed inganni. Alla ricerca di una realtà che non possiamo più riconoscere come tale, saremo circondati da talmente tante repliche artificiali, fantasmi di realtà-finzione, da sentirci persi in un labirinto di specchi. Influenzata dalle sue repliche, anche la realtà ora appare già più ambigua.
L'origine di tutto
Quando hanno reso disponibili a tutti i programmi di generazione di immagini artificiali, ne sono rimasto subito ammaliato. La facilità con cui si generavano immagini era inebriante e mi fece mettere in discussione la mia passione per la fotografia. Perché passare ore fuori a cercare uno scatto quando posso creare immagini meravigliose in pochi minuti da casa? Dopo mesi di dubbi, ho capito che la fotografia, quella classica, aveva in sé un'anima diversa: soddisfaceva, al contrario delle IA, il mio bisogno e narcisismo di creare qualcosa di raro. Sebbene i risultati dell'IA siano impressionanti, la loro riproducibilità mi ha riportato alla fotografia reale, dove il mio lavoro creativo sembra essere più difficile da replicare.
Dopo un uso prolungato di quella tecnologia (le IA), alcuni tratti visivi dei generatori di intelligenza artificiale, artefatti ed errori, si sono radicati nella mia percezione, tanto da iniziare a sfruttarli nella mia fotografia del mondo reale.
L'atmosfera
L'idea era quella di restituire un senso di religiosità, intangibilità, onirismo e leggerezza. La serie inizialmente apriva con questa selezione di immagini. Seppur non tutte le fotografie siano equamente d'impatto, l'obiettivo era di definire una coerenza simbolica e stilistica del progetto, gettando così le basi momentanee dell'atmosfera finale di "Lost in Reality". Due elementi chiave nel progetto visivo erano il simbolismo ricorrente della croce cristiana e la presenza del cielo azzurro.
Il cambio di direzione
Dopo svariati giorni di lavoro, ho scattato questa fotografia. È stata una vera e propria svolta per il progetto. A parer mio, ha tutti gli elementi rappresentativi. Concentra al suo interno esattamente quello che stavo cercando: un misto di surrealismo ed imperfezione. Le orecchie del ragazzo, in realtà elementi dello sfondo, danno la sensazione di un errore prodotto dall'IA. Questa fotografia mi ha portato a perfezionare il concetto della serie: realtà modellata dall'IA, con enfasi sugli elementi di stranezza.
Serie Finale
Questa è la prima sequenza. Le fotografie mantengono una coerenza stilistica, con una prevalenza di elementi orizzontali che, a parer mio, aiutano a tenere legate le immagini tra di loro. Nessuna delle prime fotografie mostra dei visi. La loro assenza diventa sempre più evidente e disagevole - finché non arriva Il Joker, l'imbroglione che mescola le carte e ridefinisce il gioco. Sebbene la fotografia finale offra un interessante pacchetto di ripetizioni, colori e trame visive, la sua forza risiede tutta nella prospettiva, che gli dona un manto di stranezza. Questo potrebbe risultare poco chiaro per chi ha meno familiarità con le riprese in tali situazioni. Tuttavia, sono aperto alla possibilità che in questo scatto si possa riscontrare un valore maggiore di quello effettivamente presente in scena.
Le tre immagini seguenti spostano l'ambientazione del progetto dal giorno alla notte, riuscendo così ad abbracciare pienamente quel concetto di bizzarro e di glitch (imperfezione del codice) che volevo restituire nella serie. Ricorda la scena finale di Fight Club, dove il confine tra realtà e illusione si dissolve.
Qui di seguito, invece, alcune immagini che ho inizialmente valutato per la serie di "Lost in Reality" ma che poi ho scartato per diversi motivi. Ora ve li spiego.
Adoro la prima fotografia e penso che la userò in un futuro progetto. Per questa serie, però, non era totalmente adatta: non aveva quel tipo di stranezza presente in altre immagini. La seconda fotografia è stata scattata da troppo lontano e sembra un po' scontata e priva di originalità. Ho preferito altro. La terza, sebbene intrigante, ha un'inquadratura che è troppo inserita in un contesto specifico. Per questa serie, il distacco emotivo da luoghi riconoscibili era fondamentale. Per questo l'ho scartata.
Il lavoro di Davide si conclude qui. Quelli scovati da lui sono scenari inverosimili, veri e propri paradossi visivi che nel loro mostrarsi posticciamente nella giungla della strada sembrano forse più finti della finzione prodotta dalle IA. Un lavoro intelligente, che spero ti abbia colpito e fatto pensare alla complessità della realtà.
Chi è Davide Preziosilli?
Davide fa foto. Ne è ossessionato. Cerca immagini rare, insolite, che sfuggono al comune concetto di bellezza (anche se nemmeno lui sa bene cosa significhi). È stato finalista al LensCulture Street Photography Awards 2024. Puoi vedere altri suoi lavori sul Sito Web o Profilo IG.