Alla fin fine, la strada, non è un groviglio di misteri irrisolti? Pensaci bene. Osservandoci in giro non facciamo altro che continuare a rimanere strabiliati dalla quantità sconfinata di indizi, stimoli ed occasioni di indagine che la quotidianità ci offre su un piatto d'argento.
A volte, questi indizi, li scoviamo dopo ore di camminata, altre, invece, quando la fortuna si presenta a noi, girando l'angolo, nel posto più infimo ed inaspettato su cui neanche il miglior giocatore d'azzardo avrebbe puntato un centesimo.
In "Minor Mysteries" di Hans van der Meer il concetto di scoperta, di mistificazione dell'osservato, raggiunge una tappa epocale, proponendoci, in chiave ironica, una serie di fotografie di strada dal forte impatto interrogativo.
Questa serie è incredibile.
L'ho scoperta per caso leggendo uno degli ultimi numeri di Drawlights, una newsletter inglese che ogni settimana raccoglie il lavoro di un autore od autrice impacchettandolo in un formato ridotto, via email.
Hans van der Meer non è nuovo a questo approccio. Molta della sua fotografia è caratterizzata da un'attenzione maniacale per i dettagli e per le manifestazioni invisibili all'occhio nudo.
In questa particolare serie, realizzata negli anni '80 a Budapest, Hans si muove lentamente in un territorio ostile, collezionando nel suo rullino tutto quello che gli appare alla vista strambo, curioso ed anormale.
Come capita spesso a noi fotografi di strada, le prime camminate in città sono quelle chiarificatrici, quelle che ci permettono di fare una valutazione momentanea della cultura e delle usanze di un popolo a noi sconosciuto.
Budapest, negli anni della realizzazione di questa serie, era una città in pieno cambiamento sociale. Dopo una guerra massacrante in occidente, la capitale dell'Ungheria, stava iniziando ad affrontare un periodo di stravolgimento culturale e di riassestamento economico.
Hans van der Meer non era lì per raccontarne le sorti, giornalisticamente parlando, ma per conoscere in maniera approfondita una città che lo aveva fatto innamorare di lei anni prima.
In "Minor Mysteries", accidentalmente, vengono fuori tutte queste contraddizioni politiche unite ad un'atmosfera da ospedale psichiatrico, al sorgere di una possibile fine del mondo. I soggetti nelle sue inquadrature, più che cittadini, sembrano pazienti dalla psiche danneggiata.
Il perché è presto detto.
Tutto, in queste immagini, sembra folle, inverosimile. Persone che escono dalle finestre; incontri ravvicinati del terzo tipo; bambini seduti in modo scorretto nel passeggino; anziani che trascinano cartoni per strada e chi più ne ha più ne metta.
Quello che dipinge Hans van der Meer è un quadro completo di una società particolarissima, dove ogni azione, movimento e gestualità è ricollegata ad un modo unico di vedere e concepire la vita.
Potremmo pensare che gli ungheresi, sotto sotto, siano un pò strani, ma non è così.
La fotografia riesce ad esaltare e decontestualizzare ogni scena presente all'interno della cornice, riformulandola in una struttura non definita a priori. All'occhio dell'osservatore, fruitore passivo di questi scenari, ogni cosa inquadrata potrebbe sembrare essere l'unica verità lampante di un fenomeno.
Ma come ci ricorda bene la tanto rimpianta Diane Arbus:
Una fotografia è un segreto che parla di un segreto. Più essa racconta, meno è possibile conoscere.
Nulla è davvero così come appare e quello che riesce bene a questo lavoro è di non offrire facili conclusioni, ma di aprire la strada a numerose domande, ad infinite piccole storie di cui, noi osservatori, possiamo immaginarne gli sviluppi e la fine, tragicomica o meno.
Si racconta una città si, ma non nel modo più ortodosso possibile.
Il lavoro di Hans è quindi un bell'esempio di come si possa costruire un'immaginario partendo dal nulla, dalla semplice analisi di quelle insignificanti manifestazioni proposte dalla realtà circostante.
Un modo per ribadire che il mistero, in strada, si nasconde sempre nel comune.
Chi è Hans van der Meer?
Hans van der Meer è un fotografo di origini olandesi. Il suo lavoro è stato esposto al pubblico da alcune delle più importanti gallerie e riviste al mondo. Tra i suoi lavori ricordiamo inoltre "Gli olandesi" e "Campi europei".