Viviamo dentro i sogni e spesso loro vivono in noi. Per pochi istanti della nostra vita siamo consci di star abitando uno spazio illusorio, aleatorio, in cui ogni cosa viene ricostruita minuziosamente dalla nostra mente per apparirci concreta, credibile.
L’accettiamo, come soldati ligi al dovere, per poi ripudiarla subito dopo, al suono di quella sveglia che ci ridesta dal nostro sonno e che ci ricorda che la vita vera è appena ricominciata, nel suo ciclo infinito e senza via di uscita.
Davide Gualtieri, al contrario di molti altri, ha deciso di non uscire totalmente da quella dimensione, o almeno di non farlo mentalmente, dando vita ad una serie fotografica dal nome Parziale Universale e provando, con essa, a prolungare il tempo che normalmente ci è concesso dentro quella struttura mentale.
Parziale Universale è una serie composta da 10 fotografie. Davide, attraverso lo strumento fotografico, diventato un vero e proprio canale di decodificazione, si guarda intorno, alla ricerca di tutti quei segnali chiarificatori che possano suggerirgli un’idea o rispondere ad un dubbio.
Siamo ancora in un sogno? O è un’allucinazione scaturita da qualche esperienza già vissuta in passato? Niente viene lasciato al caso e in queste manifestazioni di vita, in cui l’ombra e la luce si scambiano i ruoli, in una danza scandita dal battito delle nostre ciglia, stiamo a stretto contatto con il soprannaturale — come se fosse sempre presente tra noi, ma invisibile ad occhio nudo.
Una concezione delle cose molto surrealista, in cui è impossibile percepire la differenza tra le parti, come in quel famoso corto, La Jetée, in cui tutto si mischia, per poi diventare un tutt’uno alla fine delle riprese.
La fotocamera assume qui il ruolo di suggeritrice, di veggente, mostrandoci quello che normalmente non vedremmo e per avvertirci che forze oscure od invisibili vagano liberamente tra noi, accompagnandoci nel nostro percorso.
La sua è una ricerca intima, enigmatica. Troviamo soprattutto frammenti di esistenza: persone ed oggetti spesso nascoste da un taglio fotografico coraggioso o da una cortina che divide lo spazio in due parti, e che apre così la strada a diverse interpretazioni.
Elementi ombrati, visi irriconoscibili e tratti dell’esistenza umana mischiati insieme, in un labirinto che non lascia scampo e che ci mette davanti a tutte le nostre paure, le nostre aspirazioni e i nostri incubi. Trovare noi stessi attraverso quello che ci circonda: una questione che a noi fotografi è sempre stata molto cara e che ancora oggi ci spinge a creare immagini.
Davide è molto vicino a quello che fotografa: vuole capire quanta concretezza abbiano quelle visioni di vita che gli si parano davanti, come fantasmi. Sono vere? Oppure è l’ennesima illusione creata dal cervello, che come un meccanismo di autodifesa, crea delle simulazioni per scampare dalle idiozie di una realtà ormai diventata fin troppo crudele?
Continuiamo a chiedercelo anche noi, guardando le sue fotografie che ci lasciano incolumi, spaesati, come se non esistesse una vera risposta e come se tutto potesse essere plausibile e possibile nello stesso istante. D’altronde, i sogni, non sono l’unione di elementi inverosimili e coesistenti in uno stesso spazio e momento?
La tentazione è irrefrenabile.
Dare il parziale per il tutto.
Dare il tutto per il parziale.
Nel primo modo cerco il concetto, espongo il dubbio, svelo un mondo diafano da allargare in interpretazioni che muovono il fruitore ad essere presente a sé stesso in anima e corpo.
Nel secondo modo cerco mondi inattesi, spesso nominati come banali o senza senso.
Il caffè nella tazzina, in un film straordinario di qualche anno fa, diventa l’universo.
Ogni frammento di reale può essere scomposto fino all’infinito e divenire il motore che ci porta verso le nostre proiezioni personali.
– Davide Gualtieri
Una forma di relazione con lo spazio forgiata dalle sue esperienze e, alimentata, dal continuo osservarsi in giro, spesso in preda di quelle energie che lo attirano e che lo stimolano a vedere le cose più in profondità.
Una serie che potrebbe tranquillamente continuare, accogliendo di giorno in giorno nuovi frammenti di visioni e di apparizioni: materiali che uniti insieme possono dar vita ad un possibile mondo parallelo o ad un percorso segnaletico che ci ammonisce sui risvolti della nostra vita e dei nostri legami affettivi.
Perché tutto, fino a prova contraria, è possibile, e dentro il nostro cervello qualsiasi cosa può prendere vita e trarci in inganno o allontanarci, se siamo fortunati, da quell’amarezza di un’esistenza che sta perdendo sempre più il contatto con la poesia e con l’invisibile.
Vivere dentro i sogni è un’esperienza incredibile, ma spesso, per poterne davvero cogliere ogni sfumatura, bisogna tornare alla realtà. Davide con il suo progetto fotografico non fa che ricordarcelo, senza urlarci in faccia, ma bisbigliandoci dolcemente nelle orecchie una delle possibili verità dell’esistenza umana.