La gente: un insieme di persone di cui, in fondo, ho un po' paura. Temo la loro stupidità, come temo la mia, perché la stupidità, nel profondo, può uccidere, sa essere bieca e malevola, quando vuole. La gente, il più delle volte, è grigia, apatica.
Quando sto tra la folla, io sono la gente: giudico, scanso, tralascio, scappo via colpevole. Pensieri malevoli che si trasformano del tutto nel bel mezzo dell'azione, quando vedo in quella stessa folla, prima odiata, respinta, individui muniti di sensazioni, emozioni.
È come un gesto di rivalsa, che parte da dentro, che mi desta dalla mia apprensione e da cui sento il bisogno di renderle onore, catturando quell'istante significativo in un'immagine fotografica: il mio accordo con l'esistenza.
La sfida è riuscire a cogliere quelle piccole sfumature della quotidianità che sanno trasformare l'ordinario in straordinario: uno sguardo, un gesto, un'espressione. Ogni cosa, all'interno di quel rettangolo luminoso, assume tutt'altra importanza.
Molti dicono che nessun uomo è un'isola. Io non credo! Direi, anzi, che è vero il contrario. Ogni volta che navigo tra questi arcipelaghi di anime, fatti di visi attoniti e sguardi persi nel vuoto, rimango ammaliato dalla varietà dei microclimi.
Immagino di attraversarli, con un sommergibile: la fotocamera è il mio periscopio; la mia mente la porta per l'abisso. Cosa mai mi aspetterà al di là del mare?
A ogni foto che scatto è come se rubassi un fermo immagine all'ipotetico film che sto girando nella mia testa. Quanti personaggi principali, in migliaia di sceneggiature, per milioni di pellicole, non vedranno mai la luce, e quanti di questi, invece, saranno protagonisti di vite ben superiori - e forse più eccitanti - di tanti altri film visti oggi al cinema.
La vita, a volte, ci stupisce più di ogni altra cosa.
A differenza di alcuni fotografi di strada, che escono di casa appositamente per fare street e, come pescatori di fiume, hanno la pazienza di appostarsi per ore aspettando il momento giusto, io non cerco le immagini che poi catturo: sono le foto a venirmi incontro mentre cammino per andare a lavorare - la chiamano "serendipità", il momento inaspettato, o come lo si vuol intendere.
La mia giornata si concentra tutta in quel breve, prezioso, incredibile quarto d'ora. Mi piace pensare che sia il destino a farmi passare di lì in quel preciso istante e non un momento prima, o un attimo dopo, quando tutto si è ormai consumato.
Essere nel posto giusto, al momento giusto: ecco la magia! Scovare la bellezza tra le pieghe del quotidiano mi fa stare bene. Tanto bene.
Di solito ci si sforza, chi più chi meno, di piacere, di essere belli per gli altri, senza immaginare che siamo più belli quando non cerchiamo di esserlo, ed è per questo che io scatto: per fermare, prima che svanisca, l'infinita magnificenza dell'inconsapevole.
Perché, dopo tutto, sono uno Streepher - e ne vado fiero.
Fotografie di © Roberto Di Patrizi (IG: robertodipatrizi). Testo di Roberto di Patrizi e Gianluca De Dominici.