A fine Settembre tornerà il Pisa Street Photo Festival. L'evento creato dai fotografi toscani Mario Mencacci ed Arez Prod apre la stagione autunnale delle manifestazioni a tema fotografia di strada, e lo fa con un'edizione speciale: la terza.

Tre è un numero importante. Presuppone maturità. Idee chiare. Mario ed Arez lo sanno bene e non vogliono farsi trovare impreparati. Di fronte a loro hanno quel pubblico che, in sole due edizioni, è cresciuto tantissimo, dimostrando stima e affetto nei confronti del loro operato. Deluderli ora sarebbe un vero peccato.

Questo ritorno in scena deve così convincere, e farlo attraverso una formula semplice: produrre un festival indirizzato a tutti gli appassionati di fotografia di strada nel pieno rispetto del pubblico e delle opere presentate. Perché se gli anni sono passati, mi dicono loro stessi, una cosa è rimasta intatta: l'amore per l'incontro e per un genere fotografico oggi sotto tutte le lenti di ingrandimento.

Anche quest'anno li accompagnerò nel loro percorso (come media partner) e sono felice di aver avuto l'occasione di poter scambiare due chiacchiere con loro. Capire, insomma, attraverso le parole e gli sguardi, quanta motivazione ci sia ancora dietro questa manifestazione e quali novità attenderanno il pubblico alle porte del PSPI.

Ho raggiunto Mario ed Arez in videochiamata per farmi raccontare le novità, qualche aneddoto del passato e loro speranze per la nuova edizione in partenza.

Intervista
Il tre è un numero che risuona nell'aria. Porta con sé un grosso peso, ma anche doverose consapevolezze. Come vi fa sentire essere arrivati fin qui?

M: Il tre è un numero importante, si. Siamo molto felici di questo traguardo. Le scorse edizioni ci hanno dato molto coraggio e tramesso tante belle emozioni. Sappiamo di essere ancora all'inizio di un lungo viaggio, speriamo dunque di rimanere sul livello dei precedenti appuntamenti. Perché no, anche superandoli.

A: Sì, è una bella sensazione. Per me il tre è un numero iniziale (lo sono un pò tutti, in verità), quindi lo prendiamo di petto. Stiamo già guardando alla quarta edizione del Festival. Prima di arrivare a 100 ne abbiamo di strada da fare [ride].

La prima edizione era, come dire, più sperimentale, vi avvicinavate alla curatela di un nuovo evento spinti da un grande entusiasmo. Il secondo evento, invece, potremmo definirlo un consolidamento di certe idee (e di relative modifiche). Questa terza edizione, al contrario, cosa rappresenta?

M: Per noi questa terza edizione rappresenta una vera sfida. In soli due anni di festival siamo cresciuti molto, riuscendo ad ampliare il pubblico e a conquistare la fiducia di tanti. Sentire i commenti di chi ci è stato, o anche solo vedere i volti di chi ha seguito ogni appuntamento, ci ha riempito il cuore di gioia. Ancora facciamo fatica con Arez a credere di essere riusciti a costruire una cosa così bella. Non possiamo quindi arrenderci proprio ora: dobbiamo mantenere saldi i nostri ideali e continuare a pensare ad un buon festival per i fotografi e tutti gli appassionati.

A: Come diceva bene Mario, la seconda edizione ha ampliato il bacino d'utenza. L'adesione, insomma. Quando ci siamo resi conto che all'apertura c'era la sala piena ci siamo guardati e detti «l'abbiamo fatto noi». Il sorriso, di conseguenza, ci ha accompagnato per tutto l'evento. In poche parole, ci siamo tirati la zappa sui piedi da soli. Dopo questo successo, non possiamo sfigurare con l'anno precedente. Ci teniamo a dimostrare che teniamo ancora al Festival e al valore dell'incontro.

Qual è stata secondo voi la forza del festival fino ad ora?

A: Molto probabilmente la sua propensione al dialogo e all'incontro. Con Mario teniamo molto a portare valore e felicità in chi decide di partecipare all'evento. Ci piace instaurare relazioni con il pubblico. Metterlo in primo piano. Dargli voce. La location, in questo, ci ha aiutato parecchio (lo spazio SMS). Avere a disposizione un luogo ampio e ben strutturato come quello dell'anno scorso, ci ha permesso di ideare un programma che potesse dar vita ad una manifestazione classica, per alcuni aspetti, ma anche unica per tanti altri. Penso soprattutto alla mostra, gestita secondo regole rispettose dei partecipanti (no IA e solo immagini recenti), agli eventi collaterali come il PhotoSlam e a talk dai temi, magari, inusitati: tutte idee che, sulla carta, possono risultare rischiose, ma che se non le provi sul campo non potrai mai sapere se ci hai visto giusto o meno. Fino ad ora ci è andata bene. Il pubblico ha risposto presente. Di questo io e Mario ne siamo grati. E poi c'è la cena di gruppo. Quella, fammelo dire, è l'appuntamento più bello del festival [ride].

La sala degli incontri del Pisa Street Photo Festival

M: Arez ha detto già tutto. Aggiungo solo che vedere l'entusiasmo nei volti di chi ha preso parte a queste prime due manifestazioni del PSPI ci ripaga di ogni sforzo e sacrificio fatti. Ancor di più, se pensiamo che molti di loro sono amici o persone che ci hanno scoperto nel tempo. Questo non fa altro che farci credere ancora nel valore della convivialità. Nello stare insieme, insomma. I festival servono a questo.

Parliamo ora dell'edizione che partirà a fine Settembre. Quali sono le principali novità che accoglieranno il pubblico? A cosa avete pensato?

A: Non ci sono grosse novità in termini di iniziative. Quelle, salvo grossi colpi di testa, rimaranno invariate. Abbiamo però ragionato con Mario a dei possibili cambiamenti di forma per le mostre e le letture portfolio. La mostra di quest'anno accoglierà infatti, oltre alle immagini dei finalisti del concorso, una selezione di fotografie curata dalle ragazze del Women Street Italy. Ci piaceva l'idea di dare spazio ad una visione completamente femminile e di renderla dialogante a quella già presente all'interno della manifestazione. Siamo molto curiosi di vedere quello che ne uscirà fuori. Per quanto riguarda le letture portfolio, mi è venuta la strampalata ispirazione di mettere un tavolo in più in sala da lasciare libero. Qui, per chi vorrà, potrà poggiare le proprie fotografie e farsele commentare dal pubblico. Ci sarà una sorta di timer a dettare i tempi. Per ora è solo un'idea, ma potrebbe rivelarsi vincente. Per il resto, la formula rimane quella dell'anno scorso: mostra, photoslam, maratona fotografica, talk tematiche, letture e workshop.

M: In più, e non meno importante, abbiamo aggiunto la possibilità di presentare al concorso fotografie inedite. Anche quelle scattate non proprio recentemente. Già l'anno scorso avevamo ristretto di molto il cerchio chiedendo ai partecipanti di mandarci immagini realizzate in un arco temporale relativamente limitato (non più di due anni). Con Arez abbiamo però pensato che lì fuori ci sono tantissime immagini di qualità, che per svariati motivi, non sono mai state viste da nessuno. Volevamo quindi darle una possibilità. A tutti i finalisti, poi, verrà chiesto il file RAW. Un'altra scelta che riteniamo essere fondamentale per il rispetto di tutti.

Come nasce un festival di fotografia? - con Arez Prod & Mario Mencacci
In questa nuova puntata del Podcast di The Street Rover discuto con Arez Prod e Mario Mencacci, gli organizzatori del Pisa Street Photography Festival, di come nasce un festival di fotografia e del perché investire in questo settore. Trovi la puntata su Spotify, Spreaker, Apple Podcast e Google Podcast. Non
Al Festival saranno presenti due colossi della fotografia di strada internazionale: David Gibson e Siegfried Hansen. Il solo nominarli già mi mette in agitazione. Sono per me due supereroi. Come mai avete scelto loro?

A: Prima che organizzatori di un evento siamo amanti della fotografia di strada. Per questo, ci piace coinvolgere chi stimiamo e chi pensiamo possa portare valore al pubblico. David e Siegfried sono due fotografi straordinari. Molti di noi sono cresciuti con la loro fotografia e i loro insegnamenti. Pur facendo parte della "vecchia guardia", ancora oggi rappresentano una forma di Street Photography che ci piace tanto, e che crediamo sia importante preservare. In tal senso, vederli ospiti d'eccezione al Festival di quest'anno è per noi una grande soddisfazione personale (il primo sarà in giuria, il secondo terrà un Workshop). Siamo sicuri che le loro visioni opposte della Street Photography ci faranno migliorare e crescere tutti.

M: Potremmo dire che scegliamo i nostri ospiti a secondo dei volumi che abbiamo in libreria [ride]. Come ha detto Arez, è per noi fondamentale collaborare con chi crediamo abbia qualcosa da dire e raccontare. Ho avuto la fortuna di vedere in azione Siegfried a Roma. Mi ha colpito molto. Ha entusiasmo da vendere. Offrire al pubblico una visione come la sua, accompagnata da quella quasi contrastante di David Gibson, potrebbe generare un bel dialogo tra tutti i partecipanti. In fondo sono proprio queste occasioni a rimanere impresse e a rendere un evento speciale.

Credo sia una bella forma di responsabilità verso il pubblico quella di saper bilanciare tra nuove generazioni di fotografi di strada e miti del passato. Voi quest'anno lo avete fatto dando spazio ad una giuria, direi, equilibrata

M: Non è mai facile costruire un gruppo di giurati che possa soddisfare a pieno le aspettative di tutti. Banalmente, l'organizzazione richiede largo anticipo. Spesso, molti di loro, hanno impegni che li tengono occupati per mesi. Per questo tra le prime cose che facciamo c'è quella di contattare le persone che reputiamo possano dare il loro contributo. Noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere molti dei giurati di persona; ci fidiamo di loro, e quindi affidargli un compito difficile come quello di selezionare le immagini vincitrici del Festival ci è risultato più semplice del previsto. Quest'anno in giuria ci sono fotografi e fotografe dalle visioni uniche. Volevamo varietà, competenza e spirito critico. Crediamo di averci azzeccato. Siamo molto contenti della squadra equilibrata venuta fuori per quest'edizione.

A: Si, concordo con le parole di Mario. Siamo molto entusiasti della scelta. La cosa bella è che quasi tutti i giurati saranno a Pisa a tenere degli interventi e a chiacchierare con il pubblico. Salvo Edas Wong e Nazile Bolat, che ci dispiace non esser riusciti a portarli al Festival, ci saranno Pia Parolin, Valerie Six e ovviamente Hansen e David. Insomma, sarà un bel evento da seguire e a cui partecipare.

I Festival di Fotografia, in sostanza, continuano ad essere occasioni uniche

M: Assolutamente si. Noi ci crediamo fermamente. E ce lo dimostra anche il pubblico. Vedo sempre più una maggior partecipazione dei fotografi alle manifestazioni che vedono al centro la fotografia di strada. Non siamo ancora a grandi numeri (dubito che mai li raggiungeremo) ma ci fa comunque piacere veder crescere la curiosità nei confronti del genere. D'altronde, il clima che si crea in queste occasioni è splendido, forse unico. Nei Festival di tutta Italia abbiamo visto nascere delle amicizie magnifiche. Amicizie internazionali, potremmo dire [ride]. Questa cosa, a vederla, fa sorridere e ci dà speranza per il futuro della fotografia.

A: Il clima non è cambiato. Come dice Mario, è rimasto genuino e pieno di entusiasmo. C'è ancora tanta voglia di contribuire alla valorizzazione della fotografia di strada. Finché si manterranno saldi alcuni ideali e si continuerà a collaborare tra noi senza farsi le scarpe, potremo crescere e migliorare ancora.

In definitiva, perché essere al Pisa Street Photo Festival 2024?

M: Perché ci sono tanti amici, tante fotografie, tanta allegria, spensieratezza. Perché ci si sente a casa in uno luogo in cui c'è tutto quello che conta per un appassionato: una mostra internazionale, personaggi unici ed incontri arricchenti.

A: Se si ha davvero a cuore la fotografia di strada bisogna esserci. È l'occasione giusta per godersi una mostra e scambiare due chiacchiere con chi vediamo spesso solo davanti ad uno schermo. Invitiamo quindi tutti a venire e a farsi un giro. Anche perché son si sa mai quello che potrebbe accadere nelle sale. Vedi noi due, da una mostra di amici sull'Arno è nata l'idea di un Festival (il nostro) che oggi ha raggiunto la terza edizione. Sono momenti indimenticabili, questi. Sono sicuro che chi verrà si porterà a casa un bel ricordo, una cosa che ricorderà nel tempo.

Il PSPI si svolgerà a Pisa il 21 e 22 Settembre. Trovate il programma sul sito ufficiale.

Il PSPI 2024 porterà le immagini dei finalisti del suo concorso in mostra nelle sale del Centro Espositivo Museale di San Michele degli Scalzi. Se vuoi partecipare al concorso, e farti giudicare da colossi come David Gibson e Siegfried Hansen, hai tempo fino al 21 Luglio per inviare il tuo materiale. Puoi mandare sia immagini singole che serie fotografiche. Trovi qui il regolamento completo.

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