All’interno del blog parliamo spesso di libri, monografie e progetti, ma difficilmente vi menziono le riviste fotografiche. La risposta è molto semplice: solo da poco ho iniziato a leggerle e a metterne sott’occhio qualcuna di particolare.
La scelta di iniziare a farlo è stata casuale. Un giorno, spinto da una irrefrenabile curiosità, ho preso la prima, quella più “chiacchierata” e conosciuta, e da lì non ho più smesso. Per questo oggi ve ne parlo e provo a spingervi ad acquistarne una per comprenderne le sue potenzialità.
Riviste fotografiche: ce n’è per tutti i gusti; ma attenti alle fregature!
Ebbene si, nel 2020 si legge ancora e si investe su questo settore “ormaimortodatempo”, entrando così in forte disaccordo con gli espertoni del mercato che avevano presagito la sua caduta imminente ad inizio XXI Secolo.
Badate bene, i numeri sono sempre bassi, ma la richiesta di prodotti di questo genere sta crescendo — soprattutto grazie alla voglia di fotografi e grafici indipendenti che decidono di creare la propria rivista partendo da zero.
Gli esempi sono molteplici e l’editoria indipendente italiana fa da importante portavoce all’interno di questa elite di creatori di contenuti con uno spirito di sacrificio imprenditoriale davvero encomiabile. Personaggi come Giovanni Gastel, per citare un grande nome, o anche piccoli gruppi di fotografi, o professionisti del settore, hanno subito intravisto questa nuova apertura anomala che il mercato sta vivendo.
È per questo che il mio primo pensiero in tal senso, alla vista di quelle riviste esposte in edicola è stata: lascio stare tutte quelle riviste che parlano di corpi macchine, strategie per fotografare la modella senza ricadere nei cliché o quelle che millantano le enormi potenzialità del nuovo sensore della Sony — tutto già visto o noiosamente già presente su internet. È ora di farmi cullare dalle interviste, dai focus e dagli approfondimenti su autori ed eventi fotografici del momento. Mai scelta fu più giusta!
Il mercato delle riviste sta cambiando!
Il mercato dell’editoria è cambiato incommensurabilmente e i fotografi moderni — o almeno quelli che vogliono crescere umanamente ed artisticamente — pretendono ben altro che una guida sulla “Astrofotografia” o su come guadagnare due spicci col mondo del Microstock — per quello c’è il web che è pieno di questi contenuti.
Le carte sono state scoperte e i veri giornalisti/scrittori, ravvisati da questo imprescindibile, e a tratti disastroso sviluppo delle cose, hanno deciso di fare un passo in avanti: cambiare i loro focus per puntare sulla componente partecipativa e culturale della fotografia.
Il cartaceo, come anche il digitale, hanno aperto ad un mondo ricco di opportunità prima recluso a molti. Chi ora vuole accedere a questa sfera può farlo, con prezzi accessibili e con disponibilità di mezzi davvero elastici.
Le carte sono state così scoperte e i veri giornalisti/scrittori, ravvisati da questo imprescindibile, e a tratti disastroso sviluppo delle cose, hanno deciso di fare un passo in avanti: cambiare i loro focus per puntare sulla componente partecipativa e culturale della fotografia.
Non esistono più solo gli articoli pagati dalle aziende per mettere in risalto le loro creazioni, o i grandi fotografi già ampiamente discussi da anni, ma si inizia a dare importanza a ben altro, allo sconosciuto e al curioso.
Ed è qui che si inscrive un importante scenario che ci fa comprendere come effettivamente si sia creata una falla all’interno del sistema che ora sembra aver aperto un portone a chi prima non avrebbe speso neanche un euro in questo mondo. Meno tecnica e più cultura fotografia per tutti!
È questo il mood del momento dell’editoria strettamente fotografica. Lo hanno capito le grandi testate, prima recalcitranti nei confronti di una sfera che sembrava essere riduttiva, ma soprattutto i piccoli investitori indipendenti, sempre alla ricerca di nuovi modi per farsi conoscere.
La mia esperienza con le Riviste + qualche consiglio
Chiusa la parentesi un pò più analitica, è l’ora di parlarvi della mia personale esperienza con questo mondo. Ho un amore incondizionato nei confronti di chi fa il proprio lavoro in maniera egregia, cercando di distinguersi per lodi e non per demeriti. Per questo mi è difficile accettare l’esistenza di alcuni prodotti sul mercato.
Le riviste mi attirano un sacco. Adoro chi occupa il proprio tempo per cercare gli argomenti più interessanti e chi si sbatte la testa al muro per portare avanti le proprie idee fino alla fine, improntando il proprio stile attraverso anche la scelta attenta della grafica e delle immagini.
La mia prima rivista è stata la Eyeshot — il volume sul “Surrealismo — edita da un grafico italiano di nome Marco Saverese. Nel mondo della Street Photography è forse la più nota, essendo sempre sulla bocca di tutti nella sua dimensione sia professionale che amatoriale — il curatore sceglie le immagini direttamente da Instagram, ma collabora spesso anche con le più importanti associazioni fotografiche al mondo.
La sua uscita è periodica e a tiratura limitata — una scelta molto usuale nel mondo dell’editoria indipendente. Poche riviste per un pubblico che cresce sempre di più di giorno in giorno. Poche riviste per una elite che esige una qualità massima dei contenuti. È questa l’idea dietro a molti magazine di questa categoria.
Nella mia poca esperienza ho capito che le riviste ci offrono una grande occasione: rimanere costantemente informati su autori, argomenti ed eventi che gravitano intorno alla fotografia professionale e non. Ci aiutano a conoscere quello che il WEB ci preclude a causa della sua sovra saturazione di contenuti senza filtri.
Ci permette di vedere le cose da punti di vista differenti — più critici e ragionati. Così si passa velocemente dall’analisi dell’ultima mostra in auge del momento, fino al fotografo emergente che parla del suo nuovo progetto. Tutto questo racchiuso in pagine ricche di immagini, scritte e citazioni.
Questo è solo un piccolo esempio delle innumerevoli potenzialità offerte dall’editoria nel nostro mondo ultra connesso. Perché a giovarne non siamo solo noi che le leggiamo, ma anche soprattutto chi le produce.
Pensate solo ad un momento alle enormi risorse che possono derivarne da tutto ciò: un uomo qualunque, magari studioso di fotografia, può ora prodursi da solo la propria rivista e venderla online. Una cosa che tanti anni fa era solamente possibile a pochi eletti — Martin Parr ha fatto scuola in tal senso.
Basta avere un buon grafico, un pubblico disposto a pagare una cifra congrua e il gioco è fatto! Oppure, se siete alle prime armi, anche una rivista completamente digitale può fare al caso vostro — non esistono regole.
Questo ad esempio è il caso di gruppi eterogenei ed intraprendenti come quelli dietro ai progetti di “Gente di fotografia” o “Sali e Tabacchi” — per citarne alcuni. Ma la lista è davvero immensa! Sia in Italia che in Europa si investe moltissimo su questo settore e rimanere a bocca asciutta, anche per il lettore più pignolo, è davvero dura.
Io ho intrapreso questo piccolo viaggio, pronto ad accogliere sempre nuove visioni sul mondo della fotografia. Le riviste coniugano perfettamente la mia voglia di rimanere a contatto con una dimensione più moderna ed attiva. Sarebbe davvero imperdonabile non giovarne, non credete?
Vi invito allora a dare un’occhiata a questa lista qui sotto e cercare una possibile rivista che possa stuzzicare la vostra estrema voglia di far crescere il vostro occhio fotografico. Per il resto vi consiglio di cercarne altre o di produrre addirittura la vostra — se avete la propensione di comunicare un’idea in maniera differente.
Una piccola lista di riviste cartacee e digitali
- Blind Magazine
- Gente di fotografia
- Eyeshot Mag
- Fotografare
- Il Fotografo
- Two Italian Rascals
- CITIES
- Eyesopen
- The Independent Photographer
- Lensculture
- Burn Magazine
Ne conosci altre che vorresti consigliare a tutti i lettori? Scrivi il suo nome qui sotto nei commenti ed ampliamo insieme questa lista!