Tutti ne parlano, ma pochi lo conoscono per davvero. Robert Capa è più del suo nome e anche io, prima di scoprirne l'eclettico lavoro, lo consideravo solo un regista prestato al mondo della fotografia: uno di tanti che ebbe la fortuna di trovarsi al posto giusto, nel momento giusto.
Niente di più sbagliato.
Ritorno quindi oggi, con grande rincrescimento, sui miei passi per riaffrontare insieme il percorso di uno dei più influenti Fotografi, con la F maiuscola, dell'intera storia umana. Perché su Capa, dopotutto, c'è sempre qualcosa da raccontare.
Robert Capa Biografia
Endre Ernő Friedmann, in arte Robert Capa, nasce a Budapest nel 1913. Mosso da un animo ribelle già da giovanissimo, partecipa a molteplici manifestazioni di origine politica che lo porteranno ad iscriversi al partito comunista intorno agli anni ’30.
Robert Capa inizierà ad avvicinarsi alla fotografia dopo il suo trasferimento a Berlino, luogo dove inizierà a lavorare per un fotografo tedesco di nome Simon Guttam. Quest’ultimo, dopo aver riconosciuto le qualità fotografiche dell’ungherese, gli affiderà i primi servizi di natura giornalistica.
I primi segnali dell’arrivo del nazismo porteranno Capa ad emigrare verso la Francia (Parigi nello specifico). Qui entrerà a contatto con artisti ed intellettuali del calibro di Henri Cartier-Bresson, David Chim Seymour e la sua futura moglie Gerda Taro.
Nel 1936 lavorerà ad uno dei suoi più importanti reportage dedicati alla Rivoluzione Spagnola che lo porteranno a pubblicare le sue prime fotografie nella famosissima rivista americana LIFE.
Da quel reportage in Spagna inizierà la lunga carriera di Capa che si evolverà verso il conseguimento di numerosi premi e citazioni dovuti alla documentazione di importanti eventi storici come la Seconda Guerra Mondiale. Morirà a seguito di una mina antiuomo nel 1954 in Indocina.
Il processo creativo di Robert Capa
Non è facile descrivere in poche parole la vita di uno dei più importanti personaggi del panorama fotografico del XXI Secolo e benché meno, è facile farlo anche per quanto riguarda il suo processo creativo.
Robert Capa fu uno dei primi fotogiornalisti a credere fortemente nel potere della fotografia ed infatti le sue immagini si differenziano da tutte le altre immagini dei fotografi di guerra di quel periodo.
Siamo ben lontani da quella che è la perfezione formale e compositiva dell’amico Henri Cartier-Bresson, ma siamo anche ben lontani da tutte quelle fotografie che ci hanno preceduto e che hanno descritto, nel bene e nel male, i principali eventi di natura storica della nostra umanità.
Capa aveva un modo tutto personale e particolare di inserirsi all’interno dell’azione, modus operandi che già ben si denotava dalla sua scelta di voler essere sempre in mezzo al momento indipendentemente dal rischio di vita.
Se la fotografia non è venuta bene è perché non eri abbastanza vicino — Robert Capa
La sua frase emblematica descrive perfettamente il suo modo di operare. Egli si avvicinava molto alla scena per riprendere, nei minimi dettagli, tutto quello che riguardava i protagonisti della sua immagine.
Questa sua scelta lo portava a volte a dover rinunciare alla formazione di uno scatto “compositivamente” perfetto, per lasciare invece spazio alla narrazione e al valore del momento registrato.
Capa si ritrovò molte volte in situazioni spiacevoli durante i suoi reportage in zone del mondo molto delicate, rischiando anche la propria vita. Il fotografo ungherese riuscì quasi sempre a prendere forza da sé stesso e dalle persone che gli stavano accanto, convinto che il suo lavoro e la fotografia potevano veramente cambiare il mondo.
Cosa ci insegna Robert Capa sulla fotografia?
Robert Capa è tutt’ora uno dei fotogiornalisti più importanti e famosi di tutto il panorama fotografico odierno. A renderlo tale non sono solo il valore storico/culturale delle sue fotografie, ma anche il suo atteggiamento nei confronti dell’arte e della diffusione della fotografia nel mondo.
Il fotografo ungherese ci insegna ad essere coraggiosi e trasparenti di fronte agli eventi che ci circondano. Il nostro ruolo da fotografi è fondamentale poiché siamo noi che, attraverso le nostre immagini, descriviamo e narriamo i momenti della nostra umanità.
Ogni elemento che inquadriamo assume così un’importanza inqualificabile di fronte agli occhi di chi lo osserva. Impariamo quindi a seguire il nostro occhio ma anche il nostro cuore quando fotografiamo, solo così potremmo dire di essere davvero degli “osservatori acuti”.
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