ROZOU è una parola semplice, di derivazione giapponese, che vuol dire letteralmente “sulla strada”. Appena la leggi lì, su quelle pareti illuminate da un proiettore, accompagnata da una data e da un componimento musicale, in una tranquilla stradina giapponese, ti stordisce, gettandoti in un iniziale disorientamento totale dei sensi.
La confusione dura qualche istante. In pochi secondi vedi il susseguirsi di volti, luci, spintoni e qualche ragazzo, che a causa del bagliore accecante della lampada, impreca, rivolgendo il suo sguardo inferocito verso i misteriosi artefici di questo misfatto. Torni alla normalità ed inizi a guardarti intorno.
Da una parte vedi un fotografo, Tadashi Onishi, che dal 2018 realizza questi eventi, a metà tra performance ed esposizioni a cielo aperto; dall’altra la gente, che passa imperterrita, senza mostrare un minimo di interesse per quelle immagini che scorrono scandite da un motivetto musicale. Tutto sembra assurdo.
Eppure l’assunto dietro a questa idea è poetico, perentorio, e non lascia spazio a nessun dubbio: la strada è nostra amica ed è ora di ricambiare il favore. Bello no? Ma si può davvero ridare quello che si è preso dalla strada, alla strada? Noi, al fronte del lavoro di questo fotografo, possiamo affermare di si.
ROZOU: la strada è di tutti
<<Follia...ma funziona!>> ho più o meno esclamato queste parole appena ho visto per la prima volta il progetto di Tadashi in un articolo su ilPost.it.
Lo conoscevo già per altri suoi lavori su Tokyo, ma ROZOU ha suscitato in me un entusiasmo diverso, quasi indescrivibile, tanto da rimanerne estasiato per giorni interi. Cerchiamo sempre nuovi modi per far valorizzare le nostre opere, sforzandoci di navigare sui social networks alla ricerca di un piccolo spazio in questo mondo sempre più agguerrito, ma ne rimaniamo quasi sempre delusi, perché di spazio ce n’è sempre di meno, ogni giorno di più.
Ecco però che basta un’idea fuori dal comune per cambiare le sorti della nostra vita, e queste proiezioni clandestine — perché se ancora non lo avete capito, non sono minimamente patrocinate dai comuni delle città, ma bensì tutte organizzate in sordina — ci fanno percepire la strada come mai prima ad ora: in tutte le sue meravigliose implicazioni emotive e sociali.
E lo so, dietro a questa invenzione potrebbe sembrarci esserci un narcisista, che vuole mettersi in mostra, facendo solo un gran baccano. Eppure la realtà è un’altra. Le disposizioni di questo stravagante evento sono le più semplici possibili: un proiettore, della musica e un paio di amici. La finalità è altresì lodevole: riportare la fotografia di strada nel luogo della sua nascita. Tutto qui. Niente di strano o di straordinariamente costruito.
Tadashi si apposta in qualche grande zona di transito della sua città, accende il suo proiettore e manda in loop le sue immagini realizzate durante le sue traversate giornaliere nelle strade di Tokyo o dintorni. La gente si ferma, chiede informazioni, scherza con il fotografo o passa semplicemente oltre: ma questo non importa, dice Tadashi, quello che conta è che la fotografia di strada sia tornata a casa, lì dove merita di stare.
Perché la strada ci regala ogni giorno occasioni irripetibili. Ci mette a contatto con la gente che molte volte delle immagini che ne vengono fuori non ne conosce neanche l’odore. Fotografia di strada? Cos’é? Si mangia? È quella lì, proiettata sul muro e ora ne hai la consapevolezza pure tu, che ogni tanto ne sei il soggetto e solo ora ne cogli l’importanza.
“Molte volte non basta realizzare monografie o partecipare a mostre per farsi notare” mi dice Tadashi, che con grandissima gentilezza risponde alle mie domande su Instagram. La fotografia non ha mai tutto lo spazio che necessita e lui, come molti altri fotografi, è figlio di una cultura caratterizzata da una forte incongruenza sociale: tanti fotografi, molte fotografie online, ma poco interesse della gente comune nei confronti di questa arte — o almeno nella sua forma più sconosciuta.
È lo scotto da pagare per chi investe tempo e denaro in questa pratica, sempre al centro di accesi dibattiti e sempre più al centro delle nostre vite. E allora il gesto di Tadashi, che ci mostra un palcoscenico non convenzionale, in cui fotografia e vita si uniscono, in un binomio atipico, è ben gradito.
È la quinta essenza della fotografia di strada, dove le immagini realizzate dal fotografo fanno da sfondo ad altri momenti che meriterebbero di essere fotografati. Fotografia di strada al quadrato. Un progetto che spero di poter vedere realizzato anche nelle nostre piazze italiane in futuro.
Tutte le immagini sono una gentile concessione di Tadashi Onishi. Trovi queste, e tanto altro, sulle sue pagine private: Website, Instagram