Martha Cooper ha l'ossessione per i graffiti. Non sa neanche lei come e quando precisamente è nato questo amore, fatto sta che di graffiti, nella sua carriera, ne ha fotografati tanti, e continua a farlo tutt'oggi.

La fotografa americana ha iniziato a raccogliere, come un'archivista, le testimonianze di writer ed interpreti della street art ad inizio anni '80 quando l'America, e in particolar modo New York, ha aperto le porte a quest'arte proibita.

Fare il writer, ai tempi, era considerata una forma di ribellione, un atto per cui un artista, dal volto sconosciuto, riempiva di colore e scritte i muri cittadini e le superfici dei mezzi pubblici con l'unico intento di esprimere tutto se stesso.

Quest'ossessione di Martha, a tratti caldeggiata da amicizie e pensieri ribelli, è scoppiata durante i suoi servizi per il New York Post - tanto da abbandonare l'ingaggio subito dopo - e da lì non ha più smesso di fotografare questo mondo.

Subway Art (1984), oggi una pietra miliare della storia della fotografia e, fammelo dire, anche di quella della fotografia di strada, è il risultato del suo impegno.

Da "Subway Art" (1984) di © Martha Cooper

La serie ha una bella storia, ma anche un significato profondo.

Martha Cooper inizia a collezionare queste prime immagini per pura curiosità, spinta dai colori vivaci e da quella bizzarra scelta degli artisti di far uso della strada come luogo di espressione delle proprie inquietudini.

Ignora come e perché vengono realizzate queste opere, eppure non ne può fare a meno: la sua Nikon FM, e il suo cuore, richiedono costantemente di essere messi di fronte a questi soggetti - e lei non vuole mica deluderli!

Tutto si realizza, non a caso, negli anni '80, anni di grande movimento in America in cui la cultura popolare e quella delle sottoculture, artistiche in primis, si insinuano prepotentemente nella vita quotidiana delle persone comuni.

Le periferie urbane richiedono a gran voce di essere ascoltate e i più impavidi scelgono di avventurarsi in nuovi percorsi visivi per attirare l'attenzione del grande pubblico urbano.

Vedere in strada scritte, colori vivaci, opere d'arte che escono dai musei per occupare il suolo pubblico, o quello naturale, è una cosa nuova, per certi versi spaventosa, ma per altri molto originale.

Martha vuole capirne di più e per farlo deve entrarci dentro con tutte le scarpe.

Da "Subway Art" (1984) di © Martha Cooper

Il nome della raccolta, uscita con una prima edizione nel 1984, ci svela fin da subito i due principali soggetti delle sue fotografie: i graffiti e le metropolitane.

Martha Cooper, come un segugio ben addestrato, segue assiduamente tutti gli spostamenti delle metropolitane di New York alla ricerca di quelle che sono, concettualmente, manifestazioni itineranti di musei in movimento.

Le metropolitane, al contrario dei graffiti sui muri, viaggiano, veloci, raggiungendo diverse parti delle città in cui molto probabilmente le opere di questi artisti non avrebbero mai potuto mettere piede.

Martha conosce perfettamente la storia e le origini di questa forma d'arte - da anni è assidua frequentatrice dei luoghi in cui queste opere prendono vita - e cerca di restituirne al pubblico, senza troppi stravolgimenti, le loro peculiarità.

Quelle che realizza sono immagini di strada, in cui la strada la si sente veramente.

Dentro c'è di tutto. Martha non si limita a fotografare queste opere da lontano, ma si avvicina a loro, con lentezza, rischiando di entrare anche lei in conflitto, come se facesse parte di quella stessa crew, con la legge o con l'opinione pubblica.

Il racconto che costruisce sa di clandestino, di quei racconti che ci portano all'interno di quei momenti sacrali del fare arte facendoci assistere, con l'adrenalina in corpo, alla realizzazione di un qualcosa di illegale e proibito.

Tanti volti della sfera street art sono passati dal suo obiettivo, da Dondi, grande superstar del settore, alla crew di 1UP di Berlino.

Martha non ha paura e il legame con questi autori, sapientemente ritratti con una pellicola a bassa sensibilità e, a volte, con un flash a farle da assistenza, coincide perfettamente con la sua visione oggettiva e curiosa delle cose.

Non a caso nelle sue fotografie, semplici nella ripresa ma efficaci nel complesso, si crea un forte cortocircuito visivo come se sopraggiungesse, dal nulla, una luce, un colore, pronto a rischiarare un ambiente tragicamente grigio e malinconico.

Ma non è tutto qui. Se molti dei suoi scatti sono caratterizzati da larghe vedute o dettagli delle opere, tante altri vedono convivere, con ironia ed indifferenza, i cittadini con i graffiti, non più negativi e provocatori, ma parte della città.

I soggetti e gli ambienti sono così immersi in questi fantasmagorici ghirigori di vernice. Tutto, nella sua anormalità, prende vita in un vortice di segni e simboli.

Per me un'avventura non è completa se non ho una buona immagine da mostrare. La fotografia per me suggella il momento, lo rende davvero memorabile - Martha Cooper, su thehundreds.com

Non so cosa ne pensi tu dell'arte del graffito. Si può essere favorevoli o meno, ma fotograficamente parlando non si può che trovare questo approccio di Martha, storico nell'intento ma espressivo nei contenuti, molto efficace.

In quell'America di forti rivoluzioni e battaglie sociali, la fotografa ha vissuto una vera e propria avventura, documentando, a modo suo, l'estremo rischio di venir arrestati e maltrattati per un'arte ritenuta inutile.

Il miglior modo per raccontare qualcosa è essere lì, scegliendo di non farsi influenzare dai pregiudizi e lasciando spazio, quello che era fin dal principio richiesto, alle storie controverse di questi personaggi.

Fare fotogiornalismo serve anche questo, a rendere noto al pubblico che non tutto quello che ci viene detto è vero o che ogni cosa nuova, od apparentemente insensata, sia conseguentemente un danno per la società.

"Subway Art" è una vera e propria bibbia della cultura dei graffiti e se oggi ne conosciamo, o ne possiamo entrare a conoscenza, del fenomeno e anche grazie a Martha Cooper e a tutti quelli che hanno investito in questo mondo.

Martha continua ancora oggi a fotografare e a documentare l'evoluzione di questa forma d'arte, cercando di riconsiderarne il suo ruolo all'interno di una società contemporanea ormai profondamente cambiata.

La cultura hip hop è divenuta commerciale e fare graffiti, più che una forma di ribellione, è diventata pian piano un modo per emulare il passato senza però capirne le motivazioni, gli obiettivi e le battaglie.

Martha crede sia possibile non dimenticare e la fotografia, strumento per raccontare e conservare storie, è ancora il medium più utile allo scopo.

Mancano solo i fotografi, quelli disposti a puntare tutto di nuovo su di loro.

Chi è Martha Cooper?

Martha Cooper è una fotografa di origini americane. Ha collaborato per giornali come il National Geographic e il New York Post. Il suo stile è caratterizzato da una ripresa asciutta e partecipata. L'ultima sua pubblicazione è Spray Nation.

Fonti utilizzate:
  1. Inside the mind of Martha Cooper, di thehundreds.com
  2. Martha Cooper revisits the chaotic world of graffiti, di popphoto.com
  3. Martha Cooper: the Photographer that Brought Graffiti Worldwide, di artandobject.com
  4. Preserving New York's History of Graffiti Art, di time.com

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