C'è una regola base che vige da sempre tra chi le fotografie le vende ai giornali e le riviste, indipendentemente dall'epoca storica in cui, quelle immagini, sono state realizzate: prima l'evento principale, poi, se rimane tempo, tutto il resto.
Fa sorridere pensare a come quest'imposizione, utile al fine della vendita dei giornali e al racconto informativo di un accaduto, sia stata costantemente disattesa da tutti i più conosciuti e talentosi fotogiornalisti al mondo.
Pensiamo alla Farm Security Administration o al collettivo Photo League, nati per essere i testimoni lucidi ed obiettivi di un'America al collasso ma diventati, a causa della loro indole, dei veri e propri narratori del contorno, di quello che spesso è messo in secondo piano o relegato ad un trafiletto a fine pagina.
La loro fotografia nasceva dalla necessità di vedere il mondo dal punto di vista di chi, certi eventi, li viveva in prima persona, pur non essendone il protagonista assoluto. Una fotografia che doveva parlare d'altro eppure, parlando di qualcosa di collaterale all'evento principale, ci ha detto molto più di tante altre immagini.
The Other Coronation di Henri Cartier-Bresson fa parte di questa ristretta cerchia di non narrazioni, un lavoro che ci racconta l'incoronazione di Giorgio VI (1937) senza mai vedere il re, neanche per sbaglio, in una sola fotografia.
Il vero protagonista, in questa serie, è il pubblico, il popolo inglese.
Giornalisticamente parlando, questo lavoro avrebbe fatto fatica a trovare posto in una delle principali testate giornalistiche europee. Il motivo è presto detto. Del re, oggetto del desiderio, non c'è neanche l'ombra e le immagini, decontestualizzate, potrebbero parlarci di qualsiasi altra manifestazione o celebrazione sul territorio.
Questo, almeno, nella teoria delle cose, e di teorie e regole, escluse quelle pittoriche, nella testa del giovanissimo Henri Cartier-Bresson, non c'è posto.
Mandato lì dal direttore di Ce Soir, Louis Aragon, Henri ha concentrato le sue attenzioni sulla folla, mettendo dentro le sue inquadrature i volti in visibilio dei sudditi e i bizzarri strumenti utilizzati per osservare da lontano l'incoronazione.
Ce Soir è un giornale comunista e come tale dei regnanti ha poco interesse.
Henri ha quindi subito dalla sua il giornale e i lettori e questa libertà gli permette di volgere lo sguardo immediatamente sulla strada, il soggetto che diventerà, da lì a poco, la materia principale dei suoi racconti fotografici.
Il lavoro funziona, per due motivi principali. Henri è francese, di quelli fieramente legati alle proprie origini, e dell'Inghilterra, come molti dei suoi connazionali, ha un'idea particolare, infarcita di luoghi comuni e rivalse storiche. Questo, insieme alla sua vocazione surrealista, non fa altro che creare un ambiente di lavoro in cui l'esuberante, il particolare e il folcloristico attirano subito l'attenzione.
Henri, seppur all'inizio della sua carriera, ha un occhio molto sensibile, e in pochi minuti capisce che il fulcro dell'evento non è quello sulle passerelle, ma quello che gli sta intorno: un paese in festa e in attesa di conoscere il suo futuro.
La monarchia si dà in spettacolo alla gente, la stessa che dalla strada l'acclama appena. È un vecchio paese divertente. Tutti adorano le vecchie usanze, che ormai non servono più a nessuno - Henri Cartier-Bresson
Uno sguardo surrealista, ribelle, che si fa quasi beffe del regnante.
In alcuni paesi dare le spalle ad una figura come il re potrebbe portare all'esilio, se non alla morte, come ci ricorda Clément Chéroux, curatore della mostra The Other Coronation allestita nel Settembre del 2023 a Parigi, ma ad Henri questo non interessa, perché quello che ha davanti è il vero volto dell'Inghilterra.
Un popolo che sceglie di accogliere, chi con gioia e chi con indifferenza, chi con strumenti recuperati dalla prima guerra mondiale e chi con cartelloni da tifo da stadio, un nuovo protagonista indiscusso della storia europea.
Tutto lo scibile umano, fatto di cittadini distrutti dal lavoro nelle fabbriche, dalla media ed alta borghesia e dai poveri mendicanti, lì riunito in un unico grande ambiente esterno: un ritratto impetuoso del XX Secolo.
Quella di Henri Cartier-Bresson è una grande metafora del rapporto tra la corona e il popolo, sempre più lontani per desideri ed ambizioni e, come ci racconta la storia recente, sempre più diversi come entità.
Il divario tra reale e posticcio, tra potere ed asservimento, assume qui un confine labilissimo. Il pubblico, da succube, diventa la voce più importante del racconto e la grossa distanza che si interpone tra lui e il re, prima fisica, e poi morale, si trasforma in una conferma sociale del ribaltamento dei ruoli.
Il popolo è il piatto principale, la corona il contorno.
The Other Coronation ci dimostra così come quello che sta intorno all'evento preminente ci dica spesso molto più sulla storia e sulla cultura di un paese. È qui che si gioca la sfida del cambiamento, in quella folla che rappresenta il passato, il presente e il futuro di intere generazioni.
Volgere lo sguardo sulla non notizia è una forma di ribellione, la più bella di tutte, un'inclinazione allo splendore dell'umanità che solo alcuni eletti possono vantarsi di avere. Ci vuole coraggio, spirito combattivo e, forse, un pizzico di follia.
Henri Cartier-Bresson, in cuor suo, aveva questo ed altro.
Chi è Henri Cartier-Bresson?
Henri Cartier-Bresson è un fotografo di origini francesi. Viene definito l'occhio del secolo, per il suo stile e per l'attenzione maniacale delle sue composizioni. È tra i fondatori della Magnum Photos, la più grande agenzia fotografica al mondo.
Fonti utilizzate:
- The King’s Coronation (magnumphotos.com)
- Henri Cartier-Bresson: The Other Coronation (exibartstreet.com)
- The other coronation: the exhibition (henricartierbresson.org)