Hai mai avuto a che fare con l'oscurità? Le tenebre, in senso lato, sono un groviglio di concetti ampi e perversi, che coinvolgono la parte più estranea di noi stessi costringendola a confrontarsi, impari, con il peggio che la natura e l'umanità abbiano mai generato sulla Terra.

Per secoli artisti, letterati e filosofi hanno tentato di tracciarne i lineamenti, con l'intento di scovarne ed abbatterne le inquietudini e sfruttarne, a loro piacimento, le enormi energie maligne insite in esse.

Sono nate così grandi opere d'arte, come i quadri di Francis Bacon, o inestimabili volumi letterari, come i libri di Edgar Allan Poe.

Se la maggior parte di noi si perde negli infiniti cunicoli di questo labirinto agonizzante, tanti altri hanno imparato a sguazzarci dentro, costruendo, con tremenda scioltezza, un linguaggio fotografico od artistico unico nel suo genere.

Tra questi c'è Arthur Feelig, in arte Weegee.

New York, 1942 di © Weegee

Arthur nasce a Zoločiv, Ucraina, nel 1899.

La sua infanzia, come molti dei bambini dell'epoca, non è il ritratto della salute: emigra negli Stati Uniti all'età di dieci anni, a causa dei primi movimenti antisemita dell’epoca. A quattordici abbandona la scuola, per aiutare la famiglia nel sostentamento di tutte le spese e le necessità alimentari.

Per un breve periodo vive da homeless, lontano dalla sua famiglia - rifiuterà categoricamente l'indottrinamento del padre, aspirante rabbino - per poi successivamente dedicarsi totalmente alla costruzione di una carriera.

Raggiunta la maggiore età, scopre la fotografia e non la lascia mai più.

Si avvicina a lei un piccolo passo alla volta, prima da assistente di camera oscura - presso l'agenzia Acme (1923) - e poi come fotografo a tutti gli effetti, vendendo, all'inizio della sua carriera, e al prezzo di tre stampe per mezzo dollaro, le fotografie dei bambini agghindati a festa ai loro genitori.

La dote imprenditoriale di Weegee non tarda a rendersi subito evidente.

Il suo fiuto per la notizia lo porta lasciare presto la strada del fotografo di eventi per dedicarsi totalmente alla cronaca nera, la stessa che stava destabilizzando, in quel periodo, l'opinione pubblica e trovando largo spazio nelle pellicole cinematografiche e nei quotidiani locali e non (1936).

I giornali pagano bene e Weegee vuole sfruttare al meglio quest'occasione.

Per vincere la concorrenza, apre il suo primo studio fotografico accanto alla stazione di Polizia ed installa, sulla sua Chevrolet, diventata nel mentre casa, camera oscura e mezzo di spostamento per le vie di Manhattan, una radio costantemente sintonizzata sulle frequenze della polizia.

Weegee, con questa formula, arriva prima di tutti sul luogo del delitto, costruendosi così, nel tempo, una fama invidiabile e cucendosi addosso la leggenda di fotografo indovino (non a caso, il suo nome, è foneticamente molto simile a quello della tavoletta ouija, oggetto magico che prevede il futuro).

Se Arthur Feelig era in zona, qualcosa di brutto, stai sicuro, era accaduta.

New York, 1943 di © Weegee

Descrivere Weegee solo come fotografo di cronaca nera sarebbe ingiusto.

Molta della sua carriera è sicuramente costruita attorno a quel grosso archivio che il fotografo ucraino è riuscito a rinfoltire, costantemente, durante le sue uscite notturne, ma la sua fotografia, per chi sa guardare oltre le apparenze, è ben lungi dall'essere solo documentativa e giornalistica.

Arthur aveva una dote naturale nel sapersi trovare nel posto giusto al momento giusto.

Con la sua fida Speed Graphic 4x5, munita di flash, riusciva ad infilarsi in qualsiasi situazione, scavalcando ostacoli e corpi esangui e catturando, con scioltezza e fegato, quello che accadeva di lugubre o strano nelle violente strade di New York.

Gli anni in cui opera, d'altronde, non sono dei migliori.

Lo spettro della Grande Depressione aleggia ancora nell'aria e le differenze tra le classi sociali, come anche la criminalità, battaglie su cui l'America ha tentato di impostare accese campagne elettorali, si fanno largo spazio nel tessuto cittadino.

Weegee è conscio che il paese che lo ha accolto è fatto di luci ed ombre e per questo nelle sue fotografie, oltre ad omicidi, incidenti, sparatorie e demolizioni, trovano un contenitore accogliente anche i momenti più struggenti e poetici di New York.

Ho scattato le immagini più famose di un’epoca violenta, le foto che tutti i grandi quotidiani, con tutte le loro risorse, non riuscivano a farsi da se. Scattando quelle foto ho fotografato anche l’anima della città che conoscevo ed amavo - Arthur Fellig

Spettacolarizzazione della morte, per alcuni, per tanti altri il quadro destabilizzante e fedele di un paese al limite del tracollo.

Le fotografie di Weegee sono forti, emotivamente parlando.

Si passa da scene di efferata violenza a quelle di pura condivisione.

Il passaggio è immediato, senza sterili filtri da fare da attenuanti.

Al centro delle sue inquadrature troviamo veicoli distrutti, morti ammazzati, poliziotti in azione e famiglie indigenti, ma anche coppie amorose, come nel caso del suo lavoro sui cinema, bambini in festa e divi dello spettacolo.

Weegee ama la verità e le sue fotografie non fanno altro che presentarci la totalità della sua visione sprovvista di inutili moralismi o divisioni del caso.

La distinzione tra il brutto e il bello non esiste e la sua America, al contrario di quella descritta sui giornali e le riviste, è l'anti ritratto di quel paradisiaco modello perfetto di civiltà a cui tutti, in fondo, abbiamo creduto od ambito.

Questo è evidente, già dalla scelta del suo approccio: un bianco e nero nudo e crudo in cui il flash diretto appiattisce qualsiasi cosa, rendendola eterea, distaccata dalla sua dimensione terrena e, al contempo, parte di essa.

Violenza, amore, adrenalina e morte si mischiano insieme in un unico pentolone, creando un connubio eterogeneo di sensazioni contrastanti e dando vita ad un filone narrativo che potremmo definire fatalistico, se non tragico e surreale.

New York, 1943 di © Weegee

La sua fotografia è avvolta dall'oscurità.

Si ciba di essa ed attraverso essa ci racconta la storia di una New York, e di un uomo, lo stesso Arthur, nel pieno di una catarsi distruttiva e risolutiva.

Arthur Feelig, in arte Weegee, con l'oscurità ci ha da sempre avuto a che fare, fin dall'infanzia, e forse questo, insieme alla fotografia, la vera catalizzatrice di tutta quella miseria vissuta e veduta, sono state la sua salvezza.

Molti di noi, al suo posto, avremmo ceduto alla tentazione.

L'oscurità ci avrebbe intrappolato, portandoci alla povertà o, nel peggiore dei casi, ad immischiarci pericolosamente in affari criminosi e disdicevoli e fare così la fine di quei brutti ceffi protagonisti delle fotografie di Weegee: sotto un telone bianco.

Chiamatela pure anestesia totale alla sofferenza o alla paura, o qualsiasi altra cosa vi venga in mente, ma sta di fatto che Weegee aveva fegato da vendere e non tutti ci saremmo buttati impudentemente come lui in questa avventura.

Qui sta tutta la differenza e la forza di un autore. Prendere in mano la propria vita e decidere di non farsi abbattere dalle circostanze. C'è sempre una luce in fondo al tunnel e Arthur l'ha trovata nella fotografia e nell'amore per la sua città.

Fonti utilizzate:
  1. New York City, by Weegee the Famous (magnumphotos.com)
  2. Arthur Fellig, in arte Weegee: maestro fotoreporter (fotografiaartistica.it)
  3. Weegee: l'importante è essere se stessi (ilfotografo.it)
  4. Chi era Weegee? Grande fotografo americano. (saramunari.blog)

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